Camorra, arrestato a Napoli un ‘luogotenente’ del clan Licciardi

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Tradito da due stelle tatuate, ricercato napoletano arrestato al mare

E’ ritenuto un luogotenente del clan Licciardi e l’uomo di fiducia di Maria Licciardi, Luigi Carella, 51 anni, soprannominato ‘Giggino ‘a gallina’, arrestato ieri dai Carabinieri dei nuclei investigativi di Napoli e di Castello di Cisterna insieme con i militari della compagnia Napoli-Stella.

Le forze dell’ordine gli hanno notificato una misura cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Dda: i reati ipotizzati nei suoi confronti sono che associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata in quanto commessa per agevolare il clan Licciardi, componente di rango della federazione mafiosa chiamata Alleanza di Secondigliano che, nel capoluogo partenopeo, fa affari illeciti nella zona della Masseria Cardone (la roccaforte dei Licciardi) e nei rioni Berlingieri, Don Guanella e Vasto della città.

A Carella viene anche contestato l’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

Due orologi di lusso Rolex e altri oggetti preziosi sono stati sequestrati dai carabinieri nell’ambito della perquisizione disposta a casa Luigi Carella, 51 anni, soprannominato “Giggino ‘a gallina”, ritenuto il luogotenente di Maria Licciardi nel rione Berlingieri di Napoli, arrestato nella giornata di ieri dai carabinieri.

I militari hanno denunciato la moglie 50enne di Carella a cui viene contestato il possesso di un sistema di videosorveglianza puntato sul rione Berlingieri, utilizzato per tenere sotto controllo il territorio.

L’estorsione aggravata che viene contestata risale all’anno 2021: secondo quanto emerso dalle indagini, Carella su mandato diretto di Maria Licciardi, (arrestata dal Ros il 7 agosto 2021 nell’aeroporto di Ciampino, mentre si stava recando all’estero) avrebbe costretto il proprietario di un garage di Secondigliano a pagare il pizzo: il clan della Vinella Grassi aveva imposto una tangente da 15mila euro al titolare dell’esercizio commerciale poi ridotti a 3mila grazie alla mediazione di Carella, e quindi della famiglia Licciardi, che mirava all’acquisizione delle quote societarie del garage.

A Carella viene anche contestato di avere assunto, a partire dal 2017, il ruolo di direzione degli affari illeciti per conto del clan (direttamente dai fratelli Licciardi, sebbene detenuti) grazie al quale avrebbe gestito le piazze di spaccio, le estorsioni e anche la riscossione delle quote mensili concordate con pusher, ladri e truffatori.