Nuovo arresto per l’ex magistrato e parlamentare Pdl Alfonso Papa, già finito in manette nel 2011 e sotto processo per la vicenda P4. Questa volta l’accusa è di concussione aggravata dalla finalità mafiosa nei confronti di Angelo e Roberto Grillo, titolari di un’impresa di pulizie già destinataria di una interdittiva antimafia e legati al clan Belforte di Marcianise.
Chiedeva soldi in cambio di favori: il padre gli faceva da intermediario
Alfonso Papa, sfruttando il potere conferitogli dal suo incarico di parlamentare, membro della Commissione Giustizia della Camera e della Commissione parlamentare antimafia negli anni 2009 e 2010, avrebbe indotto i Grillo a pagare un “pizzo” promettendo loro una serie di vantaggi, protezione e il suo intervento sul Consiglio di Stato per sospendere (come poi avvenne) l’interdittiva antimafia già gravante sull’azienda. Un potere che Papa avrebbe effettivamente usato per garantire l’aggiudicazione di appalti di servizi di pulizia presso Trenitalia, e di numerosi altri appalti e subappalti conferiti da Consip, nonché l’aggiudicazione di alcuni lavori pubblici, tra cui quelli riguardanti il porto di Cecina in provincia di Livorno.In manette è finito anche il padre del parlamentare Alfonso, Giovanni Papa, che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da intermediario con i fratelli Grillo, andando di persona a riscuotere le somme di denaro che questi versavano in cambio dei favori del parlamentare. Padre e figlio dovranno rispondere di concussione per induzione.
Avrebbe corrotto anche la sua segretaria e usato le auto della GdF a uso privato
Più lunga la lista dei reati contestati ad Alfonso Papa, colpevole di numerosi altri crimini: tra questi, l’aver indotto la sua segretaria al silenzio circa le sue attività illecite attraverso una serie di favori, e l’aver utilizzato a uso personale un’automobile della Guardia di Finanza, con militari che fungevano da autisti. A indagare è proprio la Guardia di Finanza. Oltre all’accusa di concussione, Alfonso Papa dovrà quindi rispondere anche per il reato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci e per il reato di peculato.