Cannabis, Cassazione: coltivare in casa per uso personale non è reato

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Approvata la legge per l'uso terapeutico della cannabis

Le dichiarazioni del senatore M5S Matteo Mantero su Fb sulla sentenza della Cassazione secondo cui coltivare cannabis in casa, in minime quantità, non è reato.

Un pronunciamento epocale che fa esultare su Facebook il senatore M5S, Matteo Mantero, da sempre in prima linea in questa battaglia. “Ancora una volta la giurisprudenza fa le veci di un legislatore vigliacco. Oggi si mette fine alla stortura tutta italiana di una legge che consegnava il mercato monopolista delle droghe leggere nelle mani della mafia“, argomenta. Per il parlamentare pentastellato ora “è arrivato il momento che il legislatore si svegli, la smetta di sottrarsi al proprio dovere e si decida ad affrontare questi temi ‘scivolosi’ o ‘divisivi’. La cassazione ha aperto la strada, ora tocca a noi“.

 

Cannabis, Mantero: ‘un punto di partenza’

Il riferimento di Mantero è alla sua proposta per regolamentare l’auto produzione “già depositata da inizio legislatura. Può essere un punto di partenza“. Una decisione condivisa anche da +Europa con il segretario Benedetto Della Vedova che parla di “rottura di un tabù” e invita le istituzioni ad andare avanti perché: “con la cannabis legale avremmo più sicurezza e miliardi per lo Stato sottratti alla criminalità“. La pensa allo stesso modo pure Nicola Fratoianni. Per il parlamentare di Leu si tratta di una “scelta di giustizia e soprattutto di buonsenso“.

Dall’altra parte della barricate c’è invece il centrodestra con Maurizio Gasparri che dice di voler “leggere con attenzione la sentenza della Cassazione” che “talvolta prende buone decisioni, talvolta si è resa protagonista con suoi esponenti delle inquietanti vicende del Csm, al punto che un suo insigne esponente si è dovuto collocare in pensione anticipatamente“. Sempre da Forza Italia giunge la bocciatura di Sestino Giacomoni. Il membro del coordinamento di presidenza del partito azzurro parla di segnale non coretto in quanto “questa sentenza sembra trasmettere il messaggio che la droga può essere in qualche misura lecita e può indurre molti giovani ad abbassare la guardia sulla pericolosità di comportamenti che non sono mai innocui per la loro salute“.