Cari voi… Lettera aperta sulla Dad

0
387

Tutte le problematiche della scuola, che, in piena pandemia, ci hanno colpito e reso consapevoli dei danni creati dalla didattica a distanza

di Paola Esposito

Cari voi,
È arrivata l’ora di ascoltarci, di comprendere che noi giovani studenti non possiamo più vivere in una scuola del genere, in una scuola così. Era intorno il 23 febbraio 2020 quando le scuole di ogni grado sono state chiuse a causa di un virus che sembrava che da lì a poco se ne sarebbe andato. Invece, a malincuore, non è successo. Il Coronavirus ha letteralmente spezzato le nostre anime, mettendoci a dura prova in ogni ambito: sociale, economico e culturale. La scuola più di qualsiasi altra cosa.

Tantissimi studenti e tantissime studentesse come me, si sono ritrovati senza una meta, un punto di riferimento per una semplice giornata, di un semplice giorno di un mese, anno. Dovete comprendere che la scuola, per molti giovani, è la luce fuori dal tunnel, un’attività in cui fiondarsi con tutte le proprie forze in un mondo oscuro. Improvvisamente è comparso l’acronimo DAD che molto probabilmente è sempre esistito, ma non è mai stato necessario utilizzarlo. Noi studenti abbiamo gioito, due settimane di riposo, poi diventate tre, curiosi di comprendere come potesse essere una didattica fatta a distanza. Ignoravamo i lati negativi, ignoravamo le conseguenze e non eravamo consapevoli di ciò che ci stavano togliendo: l’unica cosa che riuscivamo a vedere, come abbagliati, era “hanno chiuso le scuole, evviva!”. E ci siamo cascati, caduti. Tutti, dai prof agli studenti. Il marcio è salito a galla e tutte le problematiche della scuola ci hanno colpito in pieno viso svegliandoci e rendendoci consapevoli.

In primo luogo la DAD si è dimostrata alquanto dispersiva. Distrarsi è più facile in un ambiente in cui ci sei solo tu e un computer. Niente può sostituire una classe piena di studenti e piena di idee con dei prof attivi, che scrivono alla lavagna, che ridono e ti conducono nel discorso, nel succo dell’argomento. La DAD invece è puro nozionismo: il prof parla, spiega e molto spesso, noi studenti stanchi e distratti, senza stimolo, smettiamo di ascoltare la lezione. Non ci servano nozioni, bensì esse facciano la loro parte, siamo tutti bravi a memorizzare date e regole. Noi giovani abbiamo bisogno di riuscire ad essere critici, a imparare come riuscire ad addentrarci nella vita e la scuola è il trampolino di lancio che ti permette (o meglio dire permetteva) di riuscire a essere consapevole del perché la storia e la filosofia vanno imparate (si suol dire che la storia si ripete). Eppure la parola nozionismo associata alla DAD si è sentita fin troppo e molto spesso non si cerca di comprenderne i motivi, le cause e gli effetti che questo potrebbe provocare.

Per questo, in secondo luogo, credo di poter affermare che se siamo arrivati, in piena pandemia a non riuscire a gestire bene l’emergenza scuola, è perché per molto tempo non è stata una delle maggiori priorità delle varie istituzioni, sebbene l’istruzione sia un diritto costituzionale. La scuola è imparare, crearsi una cultura, crescere e socializzare, divertirsi; ma al contempo è anche fatta di ansie, preoccupazioni e stress. Frequentemente noi studenti viviamo in un ambiente nocivo, fatto di competizione, a chi può diventare il favorito del prof. E per quanto l’Italia sia piena di docenti validissimi, e piena anche di figure disposte a non creare un minimo legame professore-studente, con l’unico scopo di valutare e dare giudizi. Se una prova va male sarai giudicato come nullafacente, se non hai capito un argomento non è un loro problema. Ho vissuto queste situazioni tante volte nel corso dei miei quattro anni e mezzo di liceo. Allora è questo che porta al totale indegno di noi studenti. La DAD potrebbe anche starci bene, siamo in piena pandemia, è l’unica cosa per poter proteggere noi e i nostri anziani, la nostra famiglia (lo sappiamo); ma il nostro essere ribelli è contro il sistema scolastico che deve cambiare. Non solamente una parte, una minoranza di docenti può farsi portatore di valori, di conoscenze, ma tutti dovrebbero comprendere di essere degli educatori.

Lo sconforto, lo scoraggiamento che alcuni studenti hanno avvertito durante la DAD, non sono che per me, una continuazione di ciò che ho provato, in certe occasioni, a scuola. Semplicemente attraverso una situazione fragile, le debolezze si fanno evidenti e il sistema scolastico è all’orlo. Ciò che è più demotivante è come i prof, senza nessun scrupolo, presi anche loro dall’insicurezza, incertezza, si rivolgano a noi studenti come dei semplici voti. Durante lo scorso periodo di DAD e in questo ancora in corso, era una continua battaglia fra aggiudicarsi le date per poter interrogare, per poter far una verifica, perché a parer loro “siete a casa e non fate niente”. Ma non è vero.

Anche noi abbiamo avvertito il peso della pandemia. Qualche giovane ha avuto la sfortuna di vedere le persone a lui care stare male. Qualcuno ha perso nonni, zii e genitori, so di storie veramente tristi e drammatiche. Tuttavia nessuno ci ha mai provato a chiedere come stessimo a casa, se ci sentissimo a nostro agio a far lezione in cucina, in soggiorno o in camera. Chi non ha la connessione WIFI e ha dovuto connettersi con i GIGA, chi non ha adeguati apparecchi tecnologici. Questo per dire che, non è vero che la maggioranza si nasconde dietro a un microfono perfettamente funzionante, anzi quel microfono veramente non funziona, veramente manca la webcam e veramente possiamo avere problemi di connessione. Sono del parere che far sempre di “tutta l’erba un fascio” non sia la cosa giusta. Viviamo in un mondo in cui la scuola non è altro che lo specchio della società. Cosicché, oggi, voglio chiedere a voi di investire nei giovani, di credere nel loro potenziale. Non fateci isolare, non permetteteci di nasconderci dietro uno schermo di un cellulare. Non permetteteci di attirare la vostra attenzione nei modi più sbagliati. Dimostrateci umanità. Credeteci. E credeteci anche quando vi diciamo che la scuola da casa non è la stessa cosa. La scuola è un’istituzione pubblica e non si può mescolare con interessi privati come l’ambiente casa.

Pertanto il termine con cui ci designate, ossia generazione bruciata, non è altro che un prodotto del mondo in cui viviamo, di ciò che vediamo. Non tutti gli studenti sono irresponsabili. Non tutti i giovani lo sono in generale. Non vi siete mai chiesti del perché c’è ancora così tanta dispersione scolastica? La timidezza, l’insicurezza e l’ansia sono alcuni dei principali motivi che mi sono stati riferiti da alcuni studenti che hanno deciso di fermarsi con il loro percorso di studio. Il loro disagio in classe non faceva altro che farli sentire emarginati e diversi fino a che hanno deciso di tagliare la corda. Di lasciar perdere, invece che ammalarsi. In mia opinione, questo è inammissibile. Non dovremmo vivere nell’ansia o, per meglio dire, dovremmo imparare a saperla gestire, imparare a comprendere che i prof sono dei nostri amici, non nemici. Ma vi posso assicurare, che molti sembrano nemici senza alcun dubbio. Posso farvi un esempio: in prima superiore una prof mi ha definita “senza cervello” io per lei “non sarei stata nessuno senza la sua materia”.

Ieri, attraverso una nuova ordinanza, ci è stato permesso di ritornare a scuola. Adesso siamo in DDI (didattica a distanza integrata). Ero felice come se fosse il primo giorno di liceo. Ritornare in classe mi ha dato l’opportunità di comprendere i prof e le loro difficoltà. Allo stesso modo loro ci hanno proteso la mano. Ho ritrovato ciò che più mi mancava dalla scuola in un solo giorno: l’umanità, l’empatia di cui ci siamo resi conto in DAD che sono fondamentali. E anche se l’ambiente scolastico rimane pieno di problematiche nocive, è bello essere ritornati, perché è anche vero che aspetta a noi giovani, in parte, riuscire a migliorare e dimostrare che ci meritiamo la vostra fiducia e rispetto. Ci meritiamo una scuola migliore.

Infine, per concludere, non posso che augurare a ciascuno di noi un futuro grandioso. Credendo che questa pandemia ci abbia reso consapevoli delle nostre fragilità, dei nostri punti deboli. Mi piace sempre vedere il buono delle cose: questo virus di certo porterà nuove forme d’arte, di pensiero e di espressioni. D’altronde a scuola studiamo grandi come Leopardi che della vita hanno detto tutto. Spetta alla scuola saperle coglierle e usarle al meglio, anche con metodi alternativi. Io so di essere fortunata, perché all’ultimo anno di liceo, i prof cercano di stimolarci al massimo. Sebbene il mio compito oggi era di far riflettere che non tutti hanno la stessa fortuna e che nel complesso la strada, per una scuola migliore, è ancora lunga.
Ricordatevi che, studenti e giovani, lo siamo stati tutti.