Rapporto Caritas sulla povertà in Campania: ecco l’identikit del nuovo povero

La Caritas con il nuovo Rapporto sulle povertà 2014 definisce il nuovo povero, padre di famiglia, laureato e con esperienza lavorativa di prima scelta, senza casa e senza lavoro, divorziato e cinquantenne.

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Cinquantenne, laureato, separato: non è la descrizione di un avvenente scapolo, ma il ritratto del nuovo povero. Il rapporto della Caritas sulla povertà in Campania 2014 parla di un fenomeno in crescita, soprattutto in Campania, che, stando a quanto emerso dal rapporto, è la seconda regione più povera d’Italia.

Il nuovo povero per la Caritas è un padre laureato e senza lavoro, senza casa e famiglia

Un fenomeno che inizia a preoccupare non solo i politici, ma anche gli ecclesiasitici, come il Cardinale Crescenzio Sepe e Ciro Grassi, il curatore del rapporto realizzato in collaborazione con l’Arcidiocesi di Napoli, che vede la nostra regione al penultimo posto nella classifica italiana del reddito pro capite. Dati che contrastano con quelli di un altro dossier, il rapporto Giorgio Rota, secondo il quale la città di Napoli, capoluogo campano, è la terza città d’Italia per Pil. Dati che, se incrociati, fanno pensare a una povertà dilagante soprattutto in provincia. Il nuovo volto dei lavoratori gettati in mezzo a una strada è quello di cinquantenni laureati senza stipendio, senza lavoro, senza risorse. Persone che fino a poco tempo fa campavano dignitosamente della propria professione, e che ora non ce la fa più, vessato dalla crisi economica. 

Il nuovo povero è abbandonato dalla politica e dallo stato sociale

Questi nuovi poveri, in mancanza di qualsiasi organo di rappresentanza politica, economica e sociale, disperati si rivolgono al Centro di ascolto dei volontari della Caritas, i quali fanno dell’elemosina la loro vocazione. I nuovi poveri cercano speranza, cure morali e materiali, da chi non offre soluzioni, ma contribuisce in maniera nascosta a perpetrare lo stato di cose vigente.

Il nuovo povero chiede sempre più spesso assistenza alla Caritas

Sul gradino più basso dei nuovi poveri c’è un padre di famiglia senza un’abitazione che la realtà del divorzio ha gettato sul lastrico e, pur vantando titoli accademici e profili tecnici di prima scelta,  non riesce a vivere dignitosamente del proprio lavoro. Al tempo della crisi economica mondiale e regionale, questi poveri e attempati professionisti non riescono a ricollocarsi lavorativamente e perciò bussano alle porte della Caritas.

La soluzione alla miseria e alla povertà può essere il paternalismo clericale

Il profilo del nuovo povero è, dunque, quello dell’italiano medio, laureato e meridionale, che lo stato sociale non assiste o tutela e che la politica non coinvolge ma consegna, addirittura, alla miseria umana. Il Dossier regionale sulle povertà 2014 sembra essere la lapide di una generazione tradita e in parte venduta, che nella presentazione di ieri mattina nel Salone arcivescovile  di Donnaregina, ancora una volta, veniva consegnata alla fatalità e al paternalismo clericale.

Nel giro dell’ultimo anno, in un bacino di 16 diocesi su 24 e su 11000 richieste persone di assistenza pervenute ai centri di ascolto Caritas, dimostrano come gli assistiti siano 60% di italiani e 40% di immigrati. In questo 60% elevata è la presenza di uomini tra i 45 e i 54 anni di età, i quali non solo sono esclusi dal mercato del lavoro, ma non compaiono neanche nelle principali e ufficiali fasce di disoccupazione. La famiglia mononucleare, il pensionamento, la vecchiaia, sono istituzioni che escono completamente distrutte, a favore o di una famiglia patriarcale o dell’assenza di qualsiasi legame familiare.