Carlo Verdone ha ripercorso a ritroso la sua passione per la medicina nata durante l’adolescenza
C’era anche Carlo Verdone ad augurare una carriera ricca di successi ai circa 800 nuovi medici napoletani che hanno prestato il giuramento di Ippocrate in un affollato teatro partenopeo. “Non fate come il professor Raniero Cotti Borroni” ha ammonito scherzosamente dal palco l’attore e regista, ricordando il personaggio del medico stakanovista di ‘Viaggi di Nozze’.
Carlo Verdone ha ripercorso a ritroso la sua passione per la medicina nata durante l’adolescenza “quando casa mia, negli anni ’60, era frequentata da alcuni nomi da novanta della medicina dell’epoca come Valdoni, Stefanini, Borromeo”.
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“Mi appassionai – ha raccontato Verdone – e cominciai a collezionare l’enciclopedia medica, ma capii che non potevo fare il medico perché ero molto emotivo e alla vista del sangue avrei ceduto. Quello che mi sento di dirvi, da paziente, è che dietro un medico ci deve essere l’uomo e soprattutto una grande capacità d’ascolto”.
A Verdone in omaggio il libro sui cento anni dell’Ordine dei medici di Napoli, una pergamena con il giuramento di Ippocrate con il suo volto disegnato in rilievo, un pastore che lo ritrae col camice bianco e lo stetoscopio opera del maestro Ferrigno e, sorpresa finale, i documenti trovati dall’Archivio di Stato che testimoniano le origini puteolane del nonno paterno Oreste mai conosciuto.