Vediamo che succederà, già dai primi di novembre, a chi non pagherà le bollette della luce o del riscaldamento
Caro energia e bollette di luce e gas, cosa succede se non vengono pagate? Già oggi ben 9 milioni di italiani sono a rischio di “povertà energetica”: una famiglia su sette non può utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento d’inverno e di raffreddamento d’estate a causa delle precarie condizioni economiche si legge su laleggepertutti.it. E i dati sono sottostimati perché si riferiscono a prima dello shock energetico.
La Russia lo sa bene e perciò utilizza il gas come arma di ricatto nei confronti dell’Europa. Le famiglie perderanno potere d’acquisto e molte di queste, che già vivono sulla soglia della povertà, non potranno pagare i debiti. Ma se, per gran parte dei debiti il creditore può solo attivare il procedimento giudiziario che, come molti sanno, non dà grandi frutti dinanzi a un nullatenente (sicché chi ci rimette è quasi sempre il creditore), quando invece si tratta delle utenze domestiche c’è sempre l’arma del distacco della fornitura.
Ed è proprio questo che gli italiani dovranno temere di più: chi non potrà pagare la luce o il gas resterà al buio e senza riscaldamenti. Perché non esiste, in materia di luce e di gas, una norma come quella prevista per la fornitura idrica che oggi dà diritto alle famiglie povere e morose a 50 litri di acqua gratis al giorno. Vediamo allora che succederà, già dai primi di novembre, a chi non pagherà le bollette della luce o del riscaldamento.
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Dinanzi a una bolletta non ancora pagata, il fornitore dovrà inviare un sollecito. Di solito, l’avviso viene inoltrato insieme alla successiva bolletta. Se neanche in questo modo l’utente salda il debito, il fornitore invia una raccomandata o una Pec di diffida-preavviso di sospensione o risoluzione del contratto, dando al moroso un termine per adempiere, termine che non può essere inferiore a 15 giorni.
Chi non paga entro i tempi indicati nella diffida, rischia la sospensione della fornitura. Qui le regole sono diverse a seconda che si tratti di luce o di gas.
Per quanto riguarda la luce, dapprima viene ridotta del 15% la potenza della fornitura. L’utente se ne accorgerà dalla riduzione dell’illuminazione in casa. In tal caso potrà utilizzare solo alcune apparecchiature elettriche. Dopo 15 giorni dalla riduzione di potenza, se non si è ancora saldato il debito, la fornitura sarà disattivata ossia sospesa. Tuttavia, pagando il debito, si potrà riottenere, nelle 48 ore successive, il ripristino dell’elettricità.
Invece, se la morosità persiste, dopo 10 giorni, la fornitura sarà definitivamente “chiusa” senza ulteriori avvisi: scatta cioè la risoluzione del contratto. In questo secondo caso, all’utente non basterà saldare il debito per riavere la luce, ma dovrà anche chiedere l’attivazione di un nuovo contratto, con conseguenti oneri a suo carico.
Per il gas invece non viene prevista la riduzione della potenza e, una volta decorso il termine indicato nella lettera di diffida, scatterà la sospensione della fornitura. Dopo 10 giorni dalla sospensione, se non si salda il debito, il contratto sarà “chiuso”. Se non è possibile sospendere il servizio (ad esempio perché il contatore non è accessibile al distributore), l’Enel richiede il taglio della colonna montante (ossia la tubazione verticale che trasporta il gas ai vari piani di un edificio) i cui costi sono a carico dell’utente. Se non è possibile tagliare la colonna montante, il contratto sarà cessato amministrativamente e la fornitura passerà al servizio di default.
In generale, comunque, la fornitura non può essere sospesa:
di venerdì, sabato, nei giorni festivi, prefestivi;
oppure se non è stata inviata la diffida;
se non vengono rispettati i tempi previsti dall’Arera, l’autorità Garante dell’energia e del gas;
se in attesa di una risposta ad una contestazione scritta (ad esempio per una bolletta errata).