L’iniquità dello Stato nei confronti dei suoi cittadini sembra non avere mai fine e, anche, quando si riconosce l’evidenza degli errori, nel frattempo e durante l’iter giuridico del ricorso, le istituzioni preposte fanno sapere che bisogna, comunque, pagare. Non si sa più a quale protettore o codice votarsi, appellarsi, in questi tempi di crisi, di povertà, di malessere diffuso. Se lo stato decidesse, anche per errore, di aumentare il gettito fiscale sul lavoro dipendente fino al 100% dello stipendio, si dovrebbe in ogni caso pagare; e a garanzia che il rimborso non avvenga in tempi brevi e rimanga per un po nelle casse dello Stato, continua ad esserci il farraginoso e inefficiente sistema giudiziario e della ragioneria.
Sono usciti tutti pazzi? Dopo il danno e la protesta delle vittime per le indebite richieste di pagamento Tari, arriva la beffa. Tutti devono lasciarsi impiccare dalla stretta dell’idiozia degli ingranaggi burocratici e giuridici. Non importa dei sacrifici che avete dovuto sostenere per pagare le rate Tari, lo Stato vi chiederà tuttavia, coattivamente, l’onere. Nel corso degli anni oltre 50.000 sono stati i ricorsi per errate cartelle esattoriali per quanto concerne la tassa dei rifiuti e circa 10.000 sono i napoletani che annualmente fanno ricorso all’ufficio tributario. Viene da chiedersi come mai a questa emergenza non sia seguita ancora una sommossa popolare o, almeno, un intervento dal governo centrale o dei ministeri.
In questi anni “solo” il 50% dei ricorsi è stato accolto e ciò rende l’idea sulla qualità degli impiegati e dei sistemi informatici di cui la pubblica amministrazione consta. Il rappresentante di Konsumer Campania informa che sino ad oggi 25.000 ricorsi sono pendenti e non hanno avuto un esito per la lentezza della macchina statale, ma, purtroppo, prima del ricorso va obbligatoriamente pagato l’errata cartella.
Viene da piangere.