Sarri, Mancini, tifosi, mass media, politica: abbiamo realmente imparato la lezione, o quantomeno abbiamo imparato qualcosa da questa bufera? Forse, anche no! Alla fine Sarri ha avuto i suoi due turni di stop, più ammenda di 20 mila euro, per aver rivolto all’allenatore della squadra avversaria epiteti pesantemente insultanti. Mentre Mancini si è beccato la sua multa di 5 mila euro per ‘atteggiamento intimidatorio’ nei confronti dell’allenatore della squadra avversaria che lo aveva insultato e per avere inoltre, al termine della gara, negli spogliatoi, rivolto al quarto ufficiale un’espressione ‘irriguardosa’.
Ma in fin dei conti queste decisioni del giudice serviranno a ben poco. Il problema qui non è squalificare o meno un allenatore per aver detto R… E’ cambiare in noi questo aspetto ‘culturale’ errato. Il R… di Sarri di certo è un insulto omofobo, ma questo non vuol dire che l’allenatore azzurro lo sia, questo è chiaro più o meno per tutti. Il problema è un altro. E’ culturale. Il non capire, l’ignorare, che un determinato linguaggio non ferisce solo la persona insultata, ma va a colpire una determinata cerchia di persone che sono tutt’oggi considerate ‘malate’ da molti. Termini come Ricchione (l’ho detto), Frocio, Finocchio, Negro di Merda, Mongoloide, Down e mi fermo qui. Sono epiteti che purtroppo ancora oggi sono usati ed è assurdo. Sarri non è il solo e non sarà l’ultimo ad usare certe parole per insultare qualcuno, è qui il problema. Il problema è la nostra ignoranza culturale, la nostra superficialità nel non vedere quanto male c’è dietro una singola parola, anche se quando la usiamo il nostro intento non è quello di attaccare una determinata tipologia di persone, in questo caso gli omosessuali. Il punto non è se siamo come Sarri omofobi o no, il punto che il nostro backgroud culturale ci porta ad avere atteggiamenti e proprietà di linguaggio sbagliate. Le squalifiche servono a ben poco, c’è bisogno di cambiare questo nostro bagaglio culturale stracolmo di ignoranza. Sarri poi è un essere umano e come tale può arrabbiarsi, innervosirsi, commettere errori come chiunque altro, ma ‘Le parole sono importanti‘ diceva qualcuno (Nanni Moretti).
Chi è senza peccato scagli la prima pietra… diceva qualcun altro. Ah Mancini, forse era meglio che questa pietra non la scagliavi. Alla fine multa anche per te. Ma sinceramente, ‘chissenefrega’. Mancini come Sarri e come la maggior parte di noi, ha dimostrato, grazie alle testimonianze di altri, che anche lui ha bisogno di un lavaggio culturale, poiché anche lui si è preso la libertà di rivolgere insulti omofobi nel suo recente passato. A Macini dico anche che avrebbe potuto risolvere la questione direttamente con Sarri senza andare a spiattellare tutto in diretta nazionale, prendendo le sue difese e le difese degli omosessuali. E proprio il caso di dire “Lo dico alla maestra” (Mancini). Generando solo altro odio inutilmente, che poi i mass media hanno ben pensato di alimentare, tale braciere dell’odio, parlando solo della lite Sarri-Mancini e non sempre da un punto di vista educativo. Un caso che ha oscurato mille altri problemi, ben più gravi che affliggono il paese. A tutt’oggi ne parliamo.
Alla fine dunque si è solo generato altro odio tra tifoserie, tra persone che ricordo vivono sotto la stessa bandiera, quella italiana, ma che purtroppo si identificano meglio sotto la bandiera della propria squadra di calcio. I tifosi non capiscono che i fatti accaduti quella sera riguardano Sarri e Mancini: l’uomo Sarri e l’uomo Mancini. Invece tifosi di entrambe le fazioni, di tutta Italia, non fanno altro che identificare Sarri a Napoli, ai napoletani, e Mancini all’Inter agli interisti. Risultato? da una parte si difende Sarri perché allenatore del Napoli e si attacca Mancini perché l’allenatore dell’Inter. Dall’altra parte si difende Mancini perché allenatore dell’Inter e si attacca Sarri perché allenatore della squadra che dovrebbe essere lavata col Vesuvio secondo molti tifosi di calcio italiani. Ma nessun che cerca di capire gli errori commessi dagli uomini Sarri e Mancini. Sempre a puntare il dito contro qualcun altro. L’importanza di questa storia, non era che la parola usata da Sarri fosse stata utilizzata per offendere l’allenatore di una squadra rivale del Napoli. L’importanza era capire che in Sarri, come in tanti altri essere umani, si è cresciuti con il concetto che termini come Ricchione, Frocio, siano parole alla pari di Strunz per dirla alla Trappattoni. Non si arriva a capire che siamo tutti Sarri e Mancini, ed è grave, perché significa che in tanti anni il nostro famoso bagaglio culturale è rimasto lo stesso di un tempo, se non regredito. Tramite il caso Sarri-Mancini dovremmo tutti farci un esame di coscienza, ragionare, capire che certe parole feriscono, uccidono, come i treni nazisti di deportazione.
E allora… abbiamo capito solo una cosa, odiarci ancora di più a vicenda. E sono convinto che questa storia non si chiuderà qui, ma che al prossimo Inter-Napoli di certo i tifosi (quelli che rovinano il calcio) useranno tale ‘caso’ per offendersi a vicenda ancora una volta e sempre di più. E lo faranno anche altre tifoserie.
Il calcio è intrattenimento, non è una guerra. Allo stadio ci si dovrebbe andare per ammirare un arte, nello stesso modo con cui si va al cinema, dove il finale se sia o meno a lieto fine, si applaude lo stesso. E dove si torna a casa arricchiti. Allo stadio invece ci si va per uno scopo solo, vincere e annientare il nemico. Si arriva carichi di tensione e si torna a casa ancora più carichi di tensioni, aspettando di sfogare al più presto nella prossima partita. Dite che il calcio sia il gioco più bello del mondo? Non credo proprio, il più seguito è basta. Di bello nel calcio c’è ben poco, colpa di tifosi che tali non sono, colpa di giocatori, allenatori e tecnici che non danno il buono esempio e contribuiscono a creare odio tra tifosi, colpa dei mass media che spesso non fanno informazione corretta, colpa di chi governa il calcio che non prende sanzioni decise nei confronti di chi il calcio la sta rovinando. Il calcio è il gioco più marcio del mondo, Platini e Blatter insegnano.
Ora però è arrivato il momento di metterci un bel macigno sopra su questa vicenda, ricordandosi però di inciderci sopra che qualcosa in questo calcio, in questa vita, va cambiata.