A Castel Volturno si spara di nuovo. Torna lo spettro della guerra tra clan e immigrati, africani in rivolta

Pescopagano a ferro e fuoco: sono circa 100 gli immigrati in corso di identificazione per incendio doloso e tentato omicidio. Due italiani indagati per il ferimento di due immigrati di origine africana: questo il bilancio di una giornata di ordinaria guerriglia

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Sono passati 6 anni dal 18 settembre 2008, ma qui a Castelvoturno il tempo che passa non si sente. Sono passati 6 anni dalla strage in cui 7 immigrati di origine africana furono trucidati dalla camorra casalese. Ma oggi il 2008 sembra ieri, perché lo spettro della guerra tra immigrati e abitanti del luogo torna ad aleggiare su Castel Volturno, disegnando i contorni di una bomba a orologeria pronta a esplodere. Qui la convivenza tra africani e bianchi non è mai stata semplice, complicata dalla forte presenza camorristica, che a Castel Volturno ha affari importanti e cospicui interessi. L’immigrazione in queste zone è massiccia, pesante; tanto da diventare talvolta ingestibile. Gli animi sono surriscaldati al punto che basta un sospetto a far scattare una vera e propria guerriglia. Come è accaduto ieri notte, quando una banda di circa 100 immigrati hanno dato fuoco a 4 auto e un furgone e a un appartamento in zona Pescopagano.

A scatenare la rivolta un presunto furto

A far scattare la scintilla della rivolta degli africani il ferimento di due giovani immigrati avvenuto ieri da parte di due cittadini di Castel Volturno, Pasquale Cipriano di 60 anni, vigilante privato, e il figlio Cesare di 21 anni. I due sarebbero scesi in strada armati, sparando alle gambe di due africani, di 30 e 37 anni, in segno di vendetta trasversale per una rissa scoppiata con altri membri della comunità africana, in cui i due italiani avevano avuto la peggio. Tutto è iniziato con un tentativo di furto: un africano sarebbe stato sorpreso, secondo il vigilante, nell’atto di rubare una bombola di gas. Ne sarebbe nata una accesa discussione tra i due, degenerata in una rissa a cui avrebbero preso parte anche altri africani, pestando a sangue il vigilante. Che avrebbe deciso di reagire all’offesa, organizzando insieme al figlio 20enne una vera e propria spedizione punitiva nei confronti degli africani, durante la quale appunto sarebbero rimasti feriti due giovani, presumibilmente di origine ghanese o ivoriana.

Nella terra di nessuno si spara per niente

Uno smacco che la comunità africana ha deciso di non subire passivamente, scendendo in strada e mettendo a ferro e fuoco un quartiere. Sono circa un centinaio al momento gli immigrati in corso di identificazione per incendio doloso, danneggiamenti e tentato omicidio, mentre il vigilantes, pregiudicato, e suo figlio, sono accusati di tentato omicidio dei due africani, ricoverati per fortuna in condizioni non gravi nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno. A pagare per tanta violenza sono ancora una volta gli innocenti: come la figlia del guardiano, salvata in extremis  dalle fiamme grazie all’intervento dei pompieri. Un bilancio tragico, che ancora una volta mette in evidenza il vuoto di potere in una terra abbandonata a se stessa e dimenticata da forze dell’ordine e istituzioni. Una città in cui ai furti si reagisce con le risse, alle risse si risponde con le pistole, e davanti al fuoco delle pistole si scatena una rivolta.