Cavalieri senza cavallo

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Esistono uomini senza macchia, sono quelli fedeli ai principi di rispetto, onestà, onore. Esistono uomini pieni di macchie, sono quelli che fissano un unico principio e fine nella propria esistenza: se stessi.

Non sono pochi gli uomini pieni di macchie, sebbene non sempre sia facile riconoscerli perché si confondono nella massa amorfa che non cerca senso alcuno nella propria vita. 

In tale guazzabuglio di indifferenti, non tutti sono uomini pieni di macchie; comunque, nel silenzio della loro indifferenza, anche questi si compiacciono rivestendosi, così, delle macchie altrui che, probabilmente, offrono loro un brivido di vita nel respiro spento. 

Quelli che, invece, le macchie le hanno, approfittano di questa massa pensando di occultare se stessi insieme alle proprie macchieci riescono bene; essi trovano nel vasto oceano di indifferenza materiale fertile ai loro scopicontinuare a celare il vuoto iniquo e il fango nel quale giacciono sommersi. 

Esistono anche uomini pieni di macchie che non hanno bisogno di confondersi nella generale indifferenza verso l’altro per velare di pulito le proprie colpevoli macchie; questi, infatti, si ritengono più fortunati in quanto le loro macchie sono ripulite e rese invisibili all’occhio dalle mani solerti delle troppe donne che subiscono in silenzio e che smettono di pensare a se stesse come persona-donna lasciando che gli stereotipi e la cultura malata plagi, modifichi e annienti il diritto alla libertà personale.

Sono abili, queste donne, a smacchiare le macchie della violenza subita dal loro corpo allo stesso modo in cui depurano quelle della violenza del carnefice dal suo volto e dal suo pensiero

Sono abili, queste donne, a dimenticare la propria voce e il pensiero mentre, silenziosamente prostrate, coprono di profumata cipria le macchie che le ricoprono come quelle di chi ha inferto i colpi mortali sui loro corpi annientati non meno del loro pensiero vuoto.

Non si arrendono gli uomini pieni di macchie, i cavalieri senza cavallo.

Non si arrendono fino a quando le donne che hanno ripulito i loro corpi e i loro pensieri dalle nefandezze di cui questi uomini sono stati capaci, giacciono ai loro piedi in una pozza di sangue che nessuno potrà mai più essere in grado di ripulire. 

Allora, solo allora, le macchie degli uomini pieni di macchie non potranno più essere negate, sebbene in troppi scuotendosi le spalle dal peso dell’evidenza, ricadranno nella loro sottile e protettiva indifferenza lasciando che la colpa cada su quei corpi già morti, dentro e fuori, quei corpi non visti e sepolti nella terra solo dopo che lo sono stati nel pensiero comune. 

Più facile è spostare la macchia su chi non ha più né ha mai avuto la forza di difendersi mentre una nuova ombra sempre più scura ricopre il volto degli indifferenti, anche essi colpevoli, in realtà, dello sguardo distolto, della mano ritirata, del silenzio mellifluo in cui hanno trovato riparo.

Dove sono, allora, gli uomini senza macchia, e le donne che forzano il silenzio a favore di chi non può o non riesce o non capisce o non sa trovare la sua voce?

Nella solitudine le macchie si confondono, i loro contorni si offuscano e diventano imprecisi, il velo di lacrime che li riempie non consente di vedere oltre. Nella solitudine è più facile credere di essere responsabili del verde viola dei propri lividi e ritenereche sia giusto portarli sebbene con discrezione, come medaglie di merito offerte a chi, timidamente, non vuole mostrarle per non essere al centro dell’attenzione. 

Nella solitudine è più facile che il silenzio e il vuoto superino il bisogno di aiuto mentre, con discrezione, si è “fatte morte” senza neanche un sorriso disperato da raccogliere affinché si possa raccontare una storia. 

Donne, troppe, fatte morte e presto dimenticate, sussurri silenziosi e occhi prosciugati e aridi per le troppe lacrime ingoiate di notte e lasciate seccare al sole.

di Loredana De Vita