Andata dei quarti di finale di Champions League che vede la Juve impegnata contro i temibili, soprattutto nel fortino casalingo, furie biancoverdi del Celtic
Finalmente arriva il banco di prova che tutti i tifosi bianconeri aspettavano da tempo. Al di là delle parole di Conte in conferenza stampa, dove ha dichiarato, ostentando modestia, che anche la Juve, come il Celtic, è un outsider perché lontana da tempo dal palcoscenico europeo che conta, la sfida nel caldissimo Celtic Park (soprannominato dai tifosi ‘The Paradise’) è attesissima per il blasone internazionale innegabile dei bianconeri.
Il Celtic, squadra che ha vinto l’ultima sfida con il Barcellona facendo solo l’11% di possesso palla, esprime uno stile di gioco tipicamente ‘italiano’, del tipo catenaccio e contropiede e ha nel capitano Brown l’anima fiera e combattiva .Un pubblico di fedelissimi di 60.000 persone, vestito come sarà dai soli colori bianco e verde, spingerà i propri beniamini contro l’organizzazione di gioco puntigliosa della Vecchia Signora. Ma come ha detto Buffon in conferenza-stampa, forte della esperienza fatta su tanti campi in tutto il mondo, i tifosi nel calcio non hanno mai segnato nessun goal.
Da par suo Conte, che non ha mai nascosto quest’anno di accarezzare il sogno di vincerla questa Champions League, sembra voler confermare Matri in attacco al fianco di Vucinic, sperando forse nella buona vena dimostrata nelle ultime uscite dall’ex Cagliari, andato a segno per due partite di fila in campionato contro Chievo e Fiorentina.
Per il resto, scelte quasi obbligate: Asamoah, rientrato dall’Africa, sembra essere destinato in panca, e lì a sinistra c’è l’unico ballottaggio per un posto tra Peluso e Giaccherini (vista anche il forfait di De Ceglie per lo stiramento nell’ultima di campionato). Linea difensiva con Bonucci centrale, affiancato da Barzagli e Caceres (Chiellini ancora out). Metà campo con Pirlo in regia e Marchisio e Vidal mezz’ali, a destra confermatissimo Lichtsteiner.
La Juve può e deve farcela nella sfida contro la squadra più ‘facile’ che potesse uscir fuori dall’urna dell’Uefa, sebbene l’aggettivo, specie nella fase finale di questa competizione, sfumi di molto il suo significato.
Giancarlo Manzi