Da sabato 24 gennaio, ogni sabato e domenica a partire dalle 11 del mattino, i sotterranei gotici della Certosa di San Mattino riapriranno al pubblico per divenire il nuovo percorso sotterraneo dell’arte nella città di Napoli. Il successo dell’impresa è stato determinato a partire dall’impegno della Soprintendenza del Polo museale di Napoli e Caserta, la quale ha considerato la possibilità di arricchire il percorso gotico di parte delle collezioni scultoree del Museo della Certosa di san Martino e del Castel Sant’Elmo.
La Certosa di san Martino e il Castel Sant’Elmo si arroccano sulla collina del Vomero dal 1368, per volontà di Carlo d’Angiò, Giovanna I e il lavoro dell’architetto e scultore senese Tino da Camaino. La Certosa si sviluppa nei sotterranei come una cattedrale gotica, dagli schemi certosini, fornita di archi di tufo a sesto acuto, i quali costituiscono un magnifico percorso sotterraneo disegnato dallo stesso Tino da Camaino. Come recita la Home del museo “la Certosa venne dedicata a San Martino, a San Bruno, alla Vergine e a tutti i Santi. La primitiva veste gotica dovuta a Tino di Camaino subì le prime trasformazioni nel corso del XV e XVI secolo, quando iniziarono i lavori di ampliamento per opera dell’architetto toscano Giovanni Antonio Dosio.
Dal 1623 sino al 1656 si registrò l’intervento dell’architetto bergamasco Cosimo Fanzago, protagonista indiscusso della nuova configurazione architettonica barocca; per tutto l’arco del Seicento si avvicendarono nel cantiere le maggiori personalità artistiche del tempo, tra cui Battistello Caracciolo, Jusepe Ribera e Giovanni Lanfranco.
Nel secolo successivo, con la direzione di Nicola Tagliacozzi Canale, si realizzarono la cappella della Maddalena e l’elegante Refettorio con annesso Chiostrino: questo periodo vide attivi Luca Giordano, Francesco Solimena, Paolo De Matteis e Francesco De Mura nell’esecuzione di affreschi e dipinti; Domenico Antonio Vaccaro e Giuseppe Sanmartino in scultura. L’occupazione dei francesi nel 1799 dà inizio al declino della Certosa, soppressa dal 1805, con la dispersione di parte del suo patrimonio.
Nel 1866, per volontà di Giuseppe Fiorelli fu dichiarata ‘Monumento Nazionale’ e lo stesso Fiorelli fu promotore della nascita e della formazione del museo, secondo un ‘modello’ esemplare di raccolta di ‘patrie memorie’.
Dal 1993 venne ripensato interamente il modello museografico, alla luce della molteplicità delle collezioni, e a partire dal 2000 le collezioni sono visibili in un nuovo allestimento dei percorsi: Immagini e memorie della città, Collezioni di Arti Decorative, Sezione Teatrale, Museo dell’Opera della Certosa, Quarto del Priore, Sezione di vedute della Fondazione Alisio, Spezieria, Sezione Navale“.
I sotterranei della Certosa di san Martino raccoglieranno per la speciale riapertura 150 opere, unite in una collezione costituita nel corso degli ultimi due secoli da lasciti, cessioni e acquisti. L’ordine delle esposizioni seguirà un carattere cronologico e topografico, con cui le opere renderanno possibile la conoscenza non solo delle epoche storiche che hanno fatto la città, ma, anche, quella dei luoghi della città per cui le opere stesse furono realizzate.
Grazie a questa mostra i visitatori attraverseranno urbanisticamente e cronachisticamente, dal Medioevo al Barocco, la città e la riconosceranno attraverso forme simboliche di eccezione, tra cui il sarcofago di Beatrice Balzo, il San Francesco d’Assisi di Giuseppe Sanmartino, la raffaellesca Madonna col Bambino.
Il costo del biglietto d’ingresso è pari a 6 euro e per info e prenotazioni bisogna fare riferimento a: accoglienza.sanmartino@beniculturali.it; tel: 081 229 4568 o visitare il sito ufficiale del Museo.
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