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Charlie Hebdo, l’11 settembre del giornalismo francese?

Più si leggono notizie come quelle del caso Charlie Hebdo, più ci si chiede come oggi sia possibile continuare a fare un buon giornalismo, critico e scevro dall’atteggiarsi a pecoroni tra tanti, senza essere scambiati per pazzi o apparire come paranoici o cospirazionisti.

Dopo 14 anni siamo di fronte all’11 settembre del giornalismo francese?

Come in molti altri casi, dall’assassinio Kennedy all’11 settembre 2001, da Osama Bin Laden all’Isis, continuamente veniamo bombardati da versioni mediatiche ufficiali, le quali, pur facendo acqua da tutte le parti, vengono accettate come evidenze indiscutibili o quasi ovvie. Sempre più spesso siamo quasi costretti a spegnere i criteri di autonomia critica del nostro pensiero, proprio quando ne avremmo più bisogno, e per non correre il rischio di essere attaccati o giudicati come folli, ci atteniamo a ciò che ci viene rifilato dalle autorità (in tal caso, mediatiche).

L’Isis come Al Qaeda?

L’attentato alla redazione di Charlie Hebdo da parte di terroristi islamici, che si ritengono i nuovi crociati del III millennio contro il blasfemo Occidente, ateo e satirico, assomiglia, per certi versi e in scala ribassata, a un altro attentato, in cui 19 arabi, armati di taglierini e comandati da un uomo in dialisi, riuscirono “inspiegabilmente” a dirottare dei Boeing 757 e a farli schiantare contro i simboli dell’intoccabilità statunitense (il World Trade Center e il Pentagono). In entrambi i casi i conti non tornano, e per quanto la versione ufficiale non regga, viene convalidata dalla maggior parte di noi come realtà di fatto e unica ammissibile.

Versioni ufficiali e teorie cospirazioniste

Che la versione ufficiale dell’11 settembre non quadri, non è una novità. Come è possibile infatti credere a una teoria che dà per buono un caso più unico che raro nella storia dell’aeronautica e dell’architettura mondiale, contraddicendo migliaia di documenti storici e di cronaca, di materiali video, di interviste, di saperi scientifici, di ritrovamenti, addirittura lo stesso buonsenso?

Qualunque individuo sano di mente, già nel 2001 poteva facilmente comprendere come 200.000 tonnellate di acciaio certificato ASTI E 119 e 552.500 metri cubi di cemento, organizzati in strutture abitative a gabbia, con due nuclei di 47 colonne rettangolari in acciaio per 417 e 415 metri di altezza, più 103 ascensori, 43.600 finestre, 60.000 tonnellate di impianti di condizionamento, un’antenna televisiva di 111 metri di altezza, non avrebbero potuto in alcun modo essere abbattute e rovinare al suolo, polverizzate, in seguito all’impatto con un velivolo, per la combustione di 37.850 litri di carburante. Oggi come allora è fisicamente impossibile a credersi, eppure quest’ultima è ancora la versione ufficiale.

Al cuore del terrorismo o dell’economia mondiale?

La domanda che tutti si sono fatti è: chi poteva trarre vantaggio da un evento di questo tipo? Chi ne poteva avere il desiderio e le capacità economiche e tecniche di realizzazione? E soprattutto perché uccidere più di 3000 persone? C’è chi ha ipotizzato che chi ha guadagnato dall’11 settembre abbia seguitato a farlo con le guerre che si sono susseguite in Afghanistan, in Iraq e ora in Siria.

Il presidente Hollande come Bush?

In analogia con l’esempio dell’11 settembre ci chiediamo ora: chi può guadagnare dall’attentato al giornale Charlie Hebdo? Chi potrebbe avere le disponibilità tecniche ed economiche per gestire operazioni del genere su scala mondiale? Quale può essere la finalità di questi eventi? Le risposte, come le domande, sfiorano il delirio cospirazionista, eppure, non si capisce come due sbandati Isis siano riusciti a farsi beffa dei servizi segreti europei e americani, passando inosservati tra le maglie degli apparati di sicurezza occidentali per fare strage di giornalisti francesi.

Cosa vogliono dire le parole del segretario di stato USA John Kerry oggi?

Il segretario di stato John Kerry ha fatto sapere oggi al presidente francese Hollande (e forse anche a Russia e Cina) che gli USA sono a fianco della Repubblica francese contro l’Isis e il terrorismo internazionale. Questo cosa vuol dire? Semplice solidarietà tra paesi NATO o il prosieguo di uno schieramento di forze, nel caso in cui il governo francese riuscisse a convincere l’opinione pubblica della necessità di soldati francesi in nord Africa e riuscisse a giustificare un intervento militare europeo al cuore del terrorismo islamico e della produzione petrolifera mondiale (Siria e Iran)?

Dalle Primavere arabe all’Isis ci chiediamo chi sono i capi delle masse in movimento?

Possibile che dietro le Primavere arabe, la caduta di Gheddafi e Hussein, Al Qaeda e l’Isis, la fallita invasione di USA, Qatar e Saudi della Siria, si intreccino gli interessi dei soliti noti? Possibile che, come in passato, in Europa e in USA, si tenta di giustificare, di fronte all’opinione pubblica internazionale, guerre regionali di coalizione in Africa e nel Medio Oriente contro il blocco russo-cinese? Grillo ha torto dichiarando che la Russia e Israele hanno più interesse degli islamici a effettuare attacchi terroristici in Francia?

Dopo la Libia di Sarkozy ora c’è la Siria di Hollande?

Anche Parigi, come New York, ha avuto il suo 11 settembre. E a Parigi, proprio come a New York, c’è oggi una versione ufficiale e tante versioni cospirazioniste: dov’è la verità? Adolf Hitler una volta disse: “più grande è la menzogna e più uomini la crederanno“; e se con Charlie Hebdo stessimo cadendo nella rete di una gigantesca bugia? Chiediamocelo, guardando all’esempio del passato: stavolta chi può trarre vantaggio da queste “fiction”, da questi falsi bersagli? Cosa sta facendo l’Europa di questi tempi in Africa?

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Redazione Desk

Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.

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