La convocazione dei comizi non c’è ancora ma, mai come per questa tornata amministrativa, i candidati che si contenderanno la successione a Luigi de Magistris sono già schierati. Qualcuno da tempo, da molto prima che il mandato del sindaco di Napoli arrivasse a scadenza naturale.
Antonio Bassolino è stato il primo a rompere gli indugi e presentarsi come il candidato di centrosinistra, proprio mentre il centrosinistra si dilaniava nella scelta di un nome che potesse tenere insieme l’accordo già raggiunto tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Leu in occasione del governo Conte.
Ma quell’equilibrio nazionale a Gennaio scorso saltò e lo stesso M5S non era più certo di voler condividere un percorso comune con i Dem. Tanto meno sotto l’insegna di Bassolino, come pure a Roma qualcuno nel Pd timidamente proponeva. E invece l’equilibrio si è ricomposto e la scelta è caduta sull’ex ministro dell’Università, proprio nel governo Conte, Gaetano Manfredi.
Intesa raggiunta solo qualche giorno fa, dopo la sottoscrizione di un patto tra Pd, 5 Stelle e Leu che va oltre l’indicazione dell’ex rettore dell’università ‘Federico II’ e disegna anche il futuro rapporto, di natura soprattutto economica, tra il Comune di Napoli, sommerso dal un debito atavico incrementato dall’emergenza pandemica, è il governo centrale. Manfredi aveva infatti detto chiaramente che avrebbe voluto fare il sindaco e non il curatore fallimentare.
L’avversario di centrodestra, il magistrato Catello Maresca lo ha già definito ‘Mandrake’, per aver trovato i miliardi necessari a ripianare il debito ancor prima di entrare a Palazzo San Giacomo. E persino l’attuale inquilino, Luigi de Magistris contesta la natura del patto, che tuttavia conterrebbe le indicazioni che lo stesso de Magistris avrebbe proposto più volte, inascoltato, al Governo.
E Manfredi, se da un lato dovrà convincere i nostalgici del ‘rinascimento bassoliniano’, dall’altro dovrà anche ricondurre nell’alveo una parte dei 5 Stelle da sempre ostili agli accordi, in particolar modo con la classe dirigente locale, con i Democratici.
Una situazione speculare a quella di Maresca: si afferma candidato civico, ma il suo nome ha suscitato l’entusiasmo di Matteo Salvini. Giubilo non ricambiato dal diretto interessato che respinge anche l’idea di rappresentare i Forzisti di Luigi Cesaro, tra gli altri.
Diviso anche il fronte della sinistra movimentista e radicale. La scelta sarà tra due assessori di de Magistris. Alessandra Clemente, ancora in giunta, è stata indicata dallo stesso sindaco, ma il mondo che ha sostenuto per due tornate l’attuale sindaco, non farà quadrato come nel 2016 e nel 2011. E dalla prima giunta dell’ex pm arriva Sergio D’Angelo, assessore alle Politiche sociali dal 2011 al 2013, che, sostenuto soprattutto da un gruppo di intellettuali, punta all’exploit.
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