La decisione del gip è arrivata questa mattina al termine dell’interrogatorio di garanzia conclusosi poco fa nel carcere di Pozzuoli. Niente prigione per Rosa, la carceriera di Chiara, segregata in casa per otto anni: questa mattina è tornata a casa, agli arresti domiciliari, dopo aver trascorso la notte nel penitenziario femminile di Pozzuoli.
Costretta a vivere in una stanza ridotta a un porcile, senza acqua per lavarsi e con solo una lampadina a farle compagnia. Questa è la storia di Chiara, diplomata e iscritta all’università, oggi 36 anni, 8 dei quali trascorsi in prigionia. Una vicenda che ha dell’incredibile. Ma ancora più inquietanti sono i dettagli che stanno lentamente emergendo dalle indagini. Perché è impossibile che in otto anni nessuno si sia mai accorto di nulla. Che in otto anni nessuno dei condomini dello stabile a via Omodeo abbia mai sentito un grido, un lamento, una richiesta di aiuto; che nessuno si sia mai chiesto che fine avesse fatto Chiara. Secondo gli inquirenti sono almeno 3 i complici della madre carceriera: il portiere dello stabile, l’amministratore, e la sorella della madre. Loro sapevano, ma non hanno parlato, diventando complici dell’assurda follia di una madre snaturata, capace di tenere sua figlia segregata in casa, in condizioni di vita peggiori di quelle di un animale, per otto, lunghissimi anni. Una diabolica atrocità impossibile da attuare per la 69enne Rosa senza la silente connivenza di chi in tutti questi anni, ha taciuto la verità.
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