Chiese chiuse a Napoli. Un sit-in contro l’abbandono dei luoghi di culto

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di Redazione

Napoli – Se anche le chiese restano chiuse significa che la crisi dei nostri tempi è proprio senza speranze di risoluzione. E i cittadini di Napoli, si sa, sono combattivi e non ci stanno a perdere le speranze. In una città che conta più di 500 chiese, circa 200 sembrano essere gli edifici di culto abbandonati e in stato di degrado, per questo il comitato di Portosalvo di Antonio Pariante, ha organizzato il sit-in “RiapriAmo le chiese di Napoli”.

Sabato 26 ottobre alle ore 11 in largo Donnaregina, i cittadini potranno incontrarsi presso l’edificio della Curia di Napoli per richiedere la riapertura delle chiese e l’affidamento delle strutture in questione ad associazioni culturali o giovanili in grado di rianimarle con attività dedicate al sociale e allo sviluppo socio-culturale del territorio. Come afferma Antonio Pariante in un’intervista rilasciata a “Campania su web”, il problema dell’abbandono degli edifici di culto affonda le proprie radici nell’assenza di politiche concrete per la valorizzazione dei beni culturali locali: “un paradosso tutto locale – ha detto Pariante – visto che siamo città d’arte al pari di Venezia, Firenze o Roma. Con la differenza che queste sono città che riescono ad attrarre dai 10 ai 20 milioni di visitatori ognuna l’anno. Napoli non arriva nemmeno a un decimo perché mancano investimenti in cultura. Curia, Sovrintendenza, istituzioni locali come Comune, Provincia e Regione, dieci Municipalità di cui quattro ricadono nell’ambito del Patrimonio Unesco: una pluralità di attori ma zero decisioni in merito“. 

Sant’Agostino alla Zecca, Santa Maria della Sapienza, il complesso dei Girolamini sono edifici di culto che celano un patrimonio storico, artistico e culturale di immenso interesse, che però resta interdetto ai napoletani quanto ai turisti che, invece, potrebbero fruirne in ogni momento dell’anno se solo – come sottolineato da Antonio Pariante – esistessero “alcuni parametri condivisi, come sicurezza dei turisti, accesso alla mobilità, certezza negli orari di apertura e chiusura”.

Insomma, sabato mattina i cittadini non si incontreranno per chiedere soltanto di riaprire le chiese napoletane abbandonate, ma anche per sottolineare l’esigenza di realizzare un progetto di investimenti concreti per la promozione del turismo a Napoli, attraverso la valorizzazione di un patrimonio culturale che – almeno per ora – l’Unesco riconosce come patrimonio dell’Umanità.

22 ottobre 2013