Cibo scaduto nelle scuole. Parola alla società fornitrice

Cibo scaduto nelle scuole. La società vuole tranquillizzare i genitori, garantendo la qualità del cibo e procedere contro chi vuole danneggiare la società

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Cibo scaduto nelle scuole. Dopo le giornate che hanno scatenato la protesta da parte dei genitori di scuole appartenenti alla decima municipalità per la qualità e la quantità della refezione scolastica servita ai loro figli da parte dell’Azienda E.P. Spa, abbiamo intervistato il dirigente della stessa società, il Dott. Salvatore Esposito, presso la sede a Napoli, in Via Terracina 188.

Cibo scaduto nelle scuole. La denuncia della società

Il dirigente ci ha mostrato la denuncia contro ignoti, effettuata dalla società sia presso la stazione del Comando dei Carabinieri che all’Asl competente. La questione nasce il 16 gennaio quando il delegato della società, alle quattro del pomeriggio, riceveva comunicazione dal 73º circolo che sulla confezione di tacchino fornita risultava scaduta. Immediatamente veniva effettuato un sopralluogo presso la scuola in cui si accertava che il campione di una busta di fesa di tacchino, portato da una mamma segnava scadenza 13 gennaio 2015. Si precisa che la mattina del 16 gennaio 2015, a tutte le scuole delle quattro municipalità, dei lotti aggiudicati fossero servite con un numero di circa 7150 confezioni del suddetto prodotto, senza ricevere altre segnalazioni.

In particolare per la decima municipalità, sono 2509 le confezioni fornite e presso il 73º circolo sono stati forniti cestini in quanto i bambini erano in gita scolastica. La consegna presso il plesso scolastico è stata effettuata intorno alle 9 dalla società, lasciando ai responsabili scolastici la consegna ai bambini dato che non è di loro competenza. Passaggio importante questo, a detta del Dott. Esposito, perché potrebbe essere stato effettuato, da ignoti, qualsiasi tipo di manomissione di buste o quant’altro possa alterare il prodotto.

La foto del cibo scaduto nelle scuole

Importante anche la pubblicazione di una foto, di una madre, su un social network che ha potuto far verificare che la data stampata sulla busta, contenente la fesa di tacchino, fosse datata 13 gennaio 2015 in riferimento a quando il prodotto viene imbustato non alla scadenza. Tutto ciò, descritto e fotografato, inserito all’interno della denuncia effettuata presso la legione dei Carabinieri di Fuorigrotta, lascerebbero pensare ad una probabile alterazione (a detta del dirigente ndr) o comunque un boicottaggio che, appurata la veridicità, dovrebbero sgravare di responsabilità la società E.P.

Inoltre un gruppo di genitori si è presentato lunedì mattina (19 gennaio ndr) presso l’azienda ed hanno effettuato dei “personali controlli” sulla qualità del cibo e sulla loro quantità, con un giro nelle cucine, con il vestiario a norma e d’obbligo per garantire l’igiene e la sicurezza. La società si è subito dichiarata disposta al fine di placare gli animi e dirimere i dubbi sollevati. Il dirigente ci ha mostrato le valutazioni dei genitori dopo il loro “personale giro ispettivo” che sono risultate positive.

Necessario garantire la puntualità nelle consegna

L’unica nota stonata è sulla puntualità della consegna dei pasti, giustificata dal Dott. Esposito circa la presa di possesso della nuova struttura nel parco San Paolo soltanto dal 7 gennaio. Il nuovo appalto, firmato il 31 dicembre, ha fatto sì che la società avesse soltanto due giorni lavorativi importanti quelli del 2 e del 5 gennaio per poter mettere in operatività il lavoro e la consegna. La volontà del dirigente è quella di tranquillizzare i genitori, fermo nella sua volontà di voler procedere contro tutti coloro che cercheranno di minare la credibilità della società E.P., appurata l’estraneità dei fatti così come esposti da alcuni genitori,è deleterio ed offensivo che per una società ritenuta eccellenza campana nel campo della ristorazione sentirsi mettere in discussione per un qualcosa che fa tanto pensare ad un’azione d’infamia e boicottaggio