L’occasione è quella della presentazione presso la Pizzeria Lampo 2 di Soccavo della pizza dedicata a Ciro Esposito del Maestro Errico Porzio. Incontrare i genitori di Ciro Esposito, Giovanni e Antonella Leardi, è un momento di forti emozioni. Antonella e Giovanni ci aprono il loro cuore e ci trasmettono una serenità surreale, che ci porta a sperare che il sacrificio di Ciro, una morte assurda, possa servire affinché non ci siano nuovi episodi di violenza sugli stadi.
“Vengo attaccata su Facebook e sulla email dell’associazione ed è una cosa molto grave, questa è una violenza psicologica. Stare qui, davanti a una telecamera, per me è un trauma, perché io non ci sono abituata, ma l’ho fatto perché si era messa su la macchina del fango, volevano infangare subito mio figlio. Questa macchina del fango purtroppo, dopo 9 mesi, continua ad andare avanti, ora vogliono farlo con me e la mia famiglia. Una macchina del fango che non è partita subito perchè mio figlio non è morto subito ed ha avuto la possibilità di raccontare i fatti così come erano effettivamente avvenuti.
“Sono persone che hanno il cuore arido e un cuore arido difficilmente riesce a mettersi nei panni altrui – ha detto riferendosi agli autori degli striscioni esposti all’Olimpico – Dire che una mamma lucra sulla morte di un figlio…noi andiamo in lungo e largo per l’Italia, non abbiamo mai recepito stipendio o retribuzione, a noi nessuno ci paga”. Il libro ‘Ciro Vive’ “Nel libro parlo di mio figlio e parlando di Ciro io parlo di tutti i figli. Ciro è stato aggredito non perché c’era una rissa ma perché stava andando a difendere delle persone e bambini su un autobus minacciato da petardi e bombe carte. Aveva ancora lo zainetto sulle spalle quando è stato sparato, certamente non era in assetto di guerra, uno zaino con dentro casatielli e frittate di maccheroni, null’altro. Mio figlio seguiva il calcio da quando aveva 16-17 anni, ha fatto tante trasferte, non è mai ritornato a casa con un un Daspo, con un livido o con un graffio”.
Relativamente ai proventi del libro, Antonella Leardi ci ha risposto: “I proventi di questo libro sono devoluti tutti all’associazione ‘Ciro vive’, fondata dopo la morte di Ciro. Ci autofinanziamo, andiamo gratuitamente nelle scuole, nelle scuole-calcio, abbiamo fatto seminari, eventi. Io non ho mai creato opportunità di poter dare adito alle tifoserie opposte di scatenarsi così contro di me, sono stata accusata di aver istigato la tifoseria dicendo che la Roma non mi aveva invitato, ma non è così: anche il Napoli non mi ha invitato per Napoli-Roma, né io ci tengo a essere invitata perché se voglio vedermi la partita mi compro il biglietto e ci vado».«Ci sono tanti tifosi, anche romanisti, che mi contattano e non sono d’accordo con tutto quello che sta succedendo, loro mi danno la forza di andare avanti».
“Ho scelto di non vivere il mio lutto chiusa in casa perché la morte di mio figlio ha un significato. Io non posso stare chiusa a piangere, e credo che dal mio volto si vede che lo piango ogni giorno e lo piangerò sempre, ma io ho sposato una causa. Voglio andare avanti affinché qualcosa possa cambiare nel calcio. Senza lo Stato e l’appoggio delle società non possiamo fare nulla”.
Vi lasciamo all’intervista esclusiva in cui Antonella e Giovanni ci hanno aperto il loro cuore e alle parole dell’Avv. Angelo Pisani
Parte 1
Parte 2
Le dichiarazioni dell’Avv. Angelo Pisani