Il governo ha approvato il Codice Rosso: una corsia preferenziale per le denunce nei casi di violenza domestica o di genere. Ecco come funzionerà.
Il Codice Rosso rappresenta un valido strumento per contrastare la violenza di genere?. Muovendo le premesse da questa domanda bisogna riflettere su un dato. Nel 2018 gli episodi di violenza contro le donne sono aumentati : 106 sono stati i casi di femminicidio in Italia, 1 ogni 72 ore. Sul totale degli omicidi commessi ogni anno, i femminicidi hanno rappresentato nel 2017 il 34,8%, mentre nel 2018 hanno comportato un forte incremento pari al 37,6%.
Dati molto allarmanti che hanno fatto ricorrere il Governo subito ai ripari. Il disegno di legge scritto dal Ministro della Giustizia, On. Alfonso Bonafede in collaborazione con il Ministro della Pubblica Amministrazione, On. Giulia Bongiorno, ha l’obiettivo di istituire una corsia preferenziale finalizzata ad aiutare le donne vittime di violenza e di azzerare i tempi di reazione della giustizia rispetto alla denuncia dei reati (in particolare, nei confronti del reato di atti persecutori involgente il fenomeno sociologico dello stalking, di maltrattamenti, di violenza sessuale o di lesioni aggravate, qualora commesse in ambiente domestico o in stato di convivenza). Il Codice Rosso vuole pertanto avviare con maggiore tempestività i procedimenti penali riguardanti casi di violenza sulle donne e garantire strumenti più efficaci sia per l’adozione di provvedimenti cautelari sia per attuare misure di prevenzione a sostegno delle vittime.
Codice Rosso: le principali novità
Obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare subito le notizie di reato
Con il disegno di legge si propone la modifica dell’articolo 347 del codice di procedura penale, stabilendo l’obbligo della polizia giudiziaria di comunicare immediatamente al pubblico ministero le notizie di reato acquisite se riguardano delitti di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o di semplice convivenza, senza lasciare discrezionalità sulla sussistenza dell’urgenza. A fronte di una denuncia/querela a loro pervenuta, la polizia giudiziaria deve essere in grado di agire immediatamente comunicandola “senza ritardo” (anche in forma orale) al Pubblico Ministero, così introducendo una sorta di presunzione di urgenza per queste tipologie di reato.
Entro tre giorni la vittima di violenza deve essere sentita dal pm
Punto centrale del Codice Rosso è la modifica dell’articolo 362 cpp: si prevede che in questi casi di violenza domestica e di genere il pubblico ministero proceda all’ascolto– dalla persona offesa e/o da chi ha presentato denuncia/querela/istanza entro 3 giorni (72 ore) dall’iscrizione della notizia di reato, salvo la sussistenza di imprescindibili esigenze di tutela della riservatezza delle indagini, anche nell’interesse della persona offesa. Con il ddl si vuole superare la nozione di “particolare vulnerabilità” della persona introdotta dal decreto legislativo sulle vittime di reato (n.212/2015), per consentire sempre l’assunzione tempestiva di informazioni dalle persone offese in tutti i casi in cui si procede per questi gravi reati.
Le indagini sulle violenze hanno sempre la priorità
Un ulteriore intervento normativo previsto è l’integrazione dell’art. 370 c.p.p. che al comma 2-bis e 2-ter, “impone alla polizia giudiziaria una via preferenziale nella trattazione delle indagini delegate dal Pubblico Ministero” . Nello stesso tempo, le risultanze acquisite con l’attività svolta devono essere documentate e trasmesse in modo altrettanto tempestivo al pubblico ministero
Formazione obbligatoria per gli operatori delle forze dell’ordine
Con “Codice rosso” si introduce l’obbligo di formazione – a partire dall’anno successivo all’entrata in vigore della legge – per la Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Polizia penitenziaria, attraverso la frequenza di corsi presso specifici istituti, con l’obiettivo di fornire al personale coinvolto in procedimenti in materia di violenza domestica e di genere le competenze specialistiche necessarie a fronteggiare questa tipologia di reati, sia in termini di prevenzione che di repressione degli stessi, e anche per una più adeguata interlocuzione con le vittime. La durata e le modalità di svolgimento dei corsi saranno stabilite dal ministero per la Pubblica amministrazione, che adotterà un apposito decreto, di concerto con i ministri dell’Interno, della Giustizia e della Difesa.
Il DDL Codice Rosso è davvero risolutivo?
Il Codice Rosso, secondo molti operatori del diritto e associazioni che da anni lottano contro la violenza di genere, non risulta essere sufficiente e risolutivo per contrastare il fenomeno. Sicuramente ciò costituisce un passo importante verso la consapevolezza di questo terribile fenomeno con la speranza di un mutamento di una situazione di grande criticità ed urgenza dove sempre più donne risultano essere vittime, ma non basta.
Molti di essi sostengono che con questo disegno di legge si verrebbe a creare una sorta di doppio binario tra donne che subiscono violenza in casa e quelle che la subiscono fuori casa e sul posto di lavoro. La legge stabilisce “i casi in cui le denunce devono essere trattate immediatamente” quindi non tutti i casi creando una disparità di trattamento.
Nondimeno, non viene specificato in quanto tempo potrebbe arrivare una condanna per stupro o per maltrattamenti in famiglia.
In ultimo le indagini partiranno immediatamente per chi subisce maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate avvenute in casa, non facendo nessuna menzione se avvengono sul posto di lavoro o fuori casa. Eppure sarebbe auspicabile intervenire velocemente anche in questi casi come, al contempo, lo sarebbe anche creare giuste condizioni per la denuncia proponendo percorsi alternativi occupazionali.
Alla luce di detti elementi, pertanto, sarà necessario intensificare le misure già presenti nel nostro ordinamento e prevederne nuove in funzione delle nuove tecniche punitive sempre più all’avanguardia.