Guardando il quadro di Leonardo Da Vinci, Ritratto di Luca Pacioli con allievo, anche da profani non si può non provare un moto di inquietudine inspiegabile. L’opera, esposta al Museo di Capodimonte, è sempre stata avvolta da uno strano alone di mistero; misteriosi sono i modi e i luoghi in cui sono collocati gli oggetti, la costruzione singolare della scena e le espressioni dei protagonisti. Il sentimento predominante che si prova guardando la scena è quello di tensione.
Non è certo la prima volta che Leonardo Da Vinci scopre e prova a dare risposte su alcuni dei più famosi misteri insoluti dell’umanità ricorrendo alle sue opere. Spesso i quadri e gli affreschi dell’artista sono stati usati come una sorta di diario segreto: la Gioconda, la Vergine delle Rocce, il Cenacolo e adesso anche il Ritratto di Luca Pacioli con allievo sono più di quello che sembrano. Un’infinità di messaggi nascosti sono celati in ogni pennellata, libri su libri, studi su studi su ogni opera di Leonardo si sono realizzati nei secoli e adesso ad essere svelato è proprio il quadro del Museo di Capodimonte.
Ritratto di Luca Pacioli con allievo rappresenta appunto Luca Pacioli, il frate matematico autore della “Summa de Arithmetica” accompagnato da un “allievo”, fin’ora di dubbia identità, che pare essere Galeazzo Sanseverino (molto somigliante, però, al Salai, l’amante di Leonardo che ha prestato il viso anche alla Giconda). Il grande Leonardo, raffigurando il frate, ci svela uno dei grandi misteri della nostra storia, ossia la morte improvvisa di Galeazzo Sforza.
Sono le lettere che compaiono nel dipinto e che inizialmente hanno fatto pensare che fosse stato dipinto da Jacopo de’Barberi. In realtà, secondo una teoria della filologa critica d’arte Carla Glori, queste lettere non sono che un codice nascosto usato da Leonardo per raccontare la verità sulla morte di Galeazzo Sforza, duca di Milano nel 1478 a soli 9 anni e morto quattro anni dopo. Da Vinci, a quanto pare, sapeva benissimo i motivi della sua misteriosa morte, verità che sale a galla soltanto ai giorni nostri grazie ad anni e anni di studi. IACO.BAR.VIGEN/NIS P.1495, quindi, e una mosca disegnata. Ecco la formula segreta; Galeazzo Sforza è stato avvelenato con l’arsenico. Un mago, Ambrogio da Rosate, con l’aiuto di Galeazzo Sanseverino che compare nel quadro come allievo del frate, hanno avvelenato Galeazzo su commissione di Ludovico il Moro, guarda caso rappresentato di solito da una “musca”, una mosca.
Mistero risolto, quindi, con qualche secolo di ritardo, grazie a Leonardo e al suo nuovo “Codice Da Vinci”.
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