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Colonia: esiste una verità nascosta?

C’è bisogno di capire e per farlo bisogna andare al fondo delle cose, evitando non solo la superficie apparente, ma anche le possibili deviazioni in un tempo in cui tutto si sostituisce a tutto e si perdono di vista i punti essenziali.

Come si fa a rendere verità lapparire di un evento grave come quello accaduto a Colonia nella notte di Capodanno? Da quale prospettiva bisogna osservare il grave evento per non cadere in facili qualunquismi?

Bisogna ricercare la verità di fondo, o, almeno, provare ad avvicinarsi a essa da varie prospettive e non solo da quella che in questo momento storico fa più comodo, per ragioni politiche ed economiche quasi escatologiche, in cui il fine giustifica i mezzi o, meglio ancora, le interpretazioni di comodo dei mezzi confermano il fine.

Colonia: dunque, quali sono i punti essenziali?

Da una parte abbiamo levidente violazione di un diritto delle donne: la libertà di poter uscire anche a tarda sera, di festeggiare, di andare in giro liberamente e non per forza sotto scorta maschile; dall’altro, levidente additamento dello straniero e sua conseguente condanna come responsabile dei fatti accaduti.

Ora, è noto dai giornali che tra gli aggressori non ci fossero solo stranieri, ma anche ariani già in precedenza segnalati alla polizia per lo stesso tipo di molestia nei confronti delle donne.

A questo punto si evidenzia uno shifting, uno spostamento del secondo punto a favore del primo. Paradossalmente, stranieri e non stranieri sono ugualmente responsabili del fatto e, se è vero che ci sia stato una specie di tam tam per accordarsi in questa specie di flash mob all’insegna della violenza e delloffesa contro le donne, lo è anche che non importa quale sia la provenienza, quegli uomini hanno trovato una forte e violenta affinità nel perseguire quale promoter un modello ispiratore di stampo violentemente patriarcale.

Difatti, però, levento ha subito preso una piega politica rispetto al problema immigrazione, la violenza sulle donne è divenuto un motivo, uno dei tanti, per opporsi alla presenza dei rifugiati e alla loro accoglienza attribuendo a loro e solo a loro la responsabilità del crimine che non è più una violenza contro le donne, ma un attacco contro il paese.

Ancora una volta le donne restano sullo sfondo di un mondo standardizzato, patriarcale e maschile che giudica lazione per la sua compromissione del trattato di accoglienza deliberato da una nazione e non per le vittime, in quanto donne e donne libere, che hanno subito lennesimo affronto alla libertà personale che definisce ogni essere umano in quanto tale e non in base al suo genere.

Non si può negare, ovviamente, che una simile azione possa essere anche esempio dellintransigenza  culturale di visioni diverse sulla donna e sulla sua posizione nella società, ma a giudicare dalla reazione al gesto, quello che si è riusciti in realtà a colpire è il maschio occidentale offeso perché si è osato colpire qualcosa che gli appartiene e non qualcuno che ha diritto alla propria libertà di essere.

Il focus del problema, difatti, ha prevaricato il problema razziale e politico dellaccoglienza, per definirsi come onta subita dalla nazione e non dalle persone donne. Ci troviamo dinanzi all’istituzionalizzazione a fini politici di un male che ha radici più antiche anche nella moderna Europa. 

Se le donne diventeranno costante motivo di offesa e reazione all’offesa, esse saranno ancora più chiuse nello stereotipo maschile che condiziona e limita la libertà delle donne di essere ed esprimere se stesse. Se le donne diventeranno la nuova potente arma nelle mani di chi vuole colpire la visione occidentale del vivere, esse perderanno ancora altri diritti rispetto a quelli acquisiti con fatica e grande difficoltà.

Non di protezione maschile né di limiti e condizionamenti alla propria libertà di essere hanno bisogno le donne, e nemmeno gli uomini. Non invitando a vestire in modo condizionante lesposizione del corpo o limitando le uscite serali e/o solitarie, la visione liberale della persona umana avrà possibilità di esistere, ma, anzi, essa sarà chiusa nello stesso recinto culturale che luomo vuole, o presume, combattere nelle culture che reputa pericolose verso il proprio modo di vivere e la propria ragione di essere.

I fatti di Colonia, sono un pericoloso campanello di allarme ma non contro ciò che proviene dallesterno quanto dalla reale profondità di una visione che si proclama libera e democratica ma che mostra invece tutti i limiti di una errata consapevolezza della visone dellaltro come della propria.

Su questo equivoco si gioca la vittoria o la perdita dei propri valori, la loro veridicità. Colpire i principi in cui proclamiamo di credere è, essenzialmente, dimostrarne tutta la caducità e leffimera verità.

E allora?

Allora, bisogna considerare i fatti per quello che sono. Se davvero la nostra società si è ormai distaccata da una concezione patriarcale e privilegiante il maschio occidentale per dare voce a tutti a prescindere dal genere, dalla cultura, dalla religione per basarsi solo sulla considerazione della bontà o malignità di unazione, sia questa la forza della nostra società e non lopposizione e il contrasto come forma di reazione e offesa secondaria. 

Allora, affermiamo con più forza la libertà delle donne, di tutte le donne in quanto esseri umani e non perché viene offesa la concezione maschile di possesso delle donne che si ritengono proprietà del gruppo.

Allora, evitiamo che le donne siano larma impugnata contro, ma difendiamo la libertà di scelta e di movimento.

I fatti di Colonia sono gravi non perché hanno colpito la nazione dimostrando la pericolosità degli immigrati, ma perché hanno colpito la libertà delle donne evidenziando che ci sono ancora uomini, troppi uomini, molto stupidi e altri, altrettanto stupidi che traggono profitto dall’incapacità di dare valore all’unica cosa fondamentale: la persona umana.

 

di Loredana De Vita

This post was published on Gen 13, 2016 13:11

Redazione Desk

Questo articolo è stato scritto dalla redazione di Road Tv Italia. La web tv libera, indipendente, fatta dalla gente e con la gente.

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