Commedia all’italiana – Quando il nuovo piano di evacuazione dell’area vesuviana arriva dopo anni di attesa

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di Maria Stella Rossi

 

Dopo quasi un mese di silenzio stampa eccomi qui, di nuovo. Lo ammetto, avevo del tutto perso l’ispirazione, o per meglio dire, l’università mi aveva obbligato a perderla, ma adesso sono tornata, tra l’altro con un bagaglio carico di nuovi temi da trattare!

Ovviamente non sono rimasta con le mani in mano. Mi sono documentata, ho ascoltato, ho visto, ho letto e alla fine ho addirittura deciso di cosa parlarvi. Ebbene, cari lettori, tenetevi forte, perché l’argomento del giorno è… il piano di evacuazione in caso di eruzione del Vesuvio!

Lo so, titolo un po’ lunghetto, ma… no, come dite? Che arrivo in ritardo di tanto? Che un piano c’era già? Ahhh, forse vi riferite al vecchio piano, quello che aveva addirittura costretto alcuni cittadini dei paesini alle falde del buon vecchio vulcano a rivolgersi alla Corte di Strasburgo! No, no cari miei, non voglio parlare del vecchio piano, di quello ormai è stato detto fin troppo. Voglio invece parlarvi del nuovo piano, di quello che Enrico Letta ha firmato come ultimo atto prima di smettere la carica di Premier di Governo.

Sì, esatto, avete letto bene! Finalmente le cose si sono smosse, finalmente qualcuno si è degnato di fare qualcosa di utile! Anche se i Bertolaso di turno me li immagino già, lì pronti a bestemmiare con frasi tipo “Allora! Siete cretini?! Lo sapete che una possibile eruzione farebbe più bene che male!” o ancora “Ma porca di quella miseria, io avevo scommesso tutto sul vulcano!

E gli imbecilli, vicini o lontani, che ogni domenica allo stadio (e non solo) invocano lava, lapilli, ceneri vulcaniche e quant’altro? “…ci state prendendo in giro? Volete dire che in caso quell’affare lì si risvegli noi, oltre a non vedere neanche una persona lavata con fuoco, dobbiamo pure ospitarli?” Allora lo vedete che esiste una giustizia divina?

Beh, però non preoccupatevi eh! Sono quasi certa che gli sfollati, in caso la catastrofe si registri, preferirebbero un’altra sistemazione piuttosto che dover anche solo per un istante sopportare la vista di quattro emeriti microcefali! Su questo potete stare davvero tranquilli.

Eppure la critica non voglio farla solo a chi preferirebbe vedere l’area del vesuviano sotto strati di pomici e cenere, questo articolo voglio dedicarlo anche verso chi non ha mosso un dito fino ad ora.

Okay, magari alcuni di voi mi diranno “tu non sei nemmeno di Napoli o campana, quindi cosa t’impicci a fare?” Ebbene, in verità vi dico, forse non sarò napoletana, forse non sarò campana, però io questa terra la amo! La amo così tanto che mi fa quasi paura lo stato di abbandono in cui versa, non soltanto per colpa delle amministrazioni locali, ma anche per colpa di quella dello Stato!

Io trovo assurdo, semplicemente assurdo il fatto che persone, esseri umani, delle vite abbiano dovuto aspettare tutto questo tempo per vedere finalmente approvato un nuovo piano di evacuazione! È mai possibile che si debba sempre arrivare al rotto della cuffia? E mi chiedo adesso quanto ci vorrà per organizzare delle esercitazioni serie e utili nella zona rossa per istruire la popolazione in caso di evacuazione d’urgenza!

Forse vent’anni? O forse mai? Realisticamente parlando si aspetta direttamente l’eruzione, ma del resto cosa voglio, siamo in Italia! Questo è il Paese dei figli e dei figliastri, dove “oh, ma tu guarda, quegli sfigati vivono alle pendici di uno dei vulcani più pericolosi del mondo! Ma sì, cosa vuoi che m’importi, mica c’è mio figlio la sotto! Lasciamoli nel loro brodo.

Eh no, lì sotto forse non abita vostro figlio, ma abita il figlio di qualcun altro, un essere fatto di carne e ossa, sentimenti ed emozioni che si affida al 100% alle istituzioni che dovrebbero tutelarlo e proteggerlo anche dalla volontà di Madre Natura. Però le differenze geografiche e culturali ci dividono invece di unirci. Perché uno “sporco napoletano” merita solo di morire vero?

Com’è quella frase che i microcefali urlano sempre? Ah sì, “Vesuvio lavali col fuoco”. Beh, caro Vesuvio, fa pure il tuo dovere da vulcano, quello nessuno può impedirtelo, ma poi ricordarti di pensare anche a tutti quei bontemponi che oltre a desiderare la strage hanno preferito girare la testa dall’altra parte.

Abraham Nicolas Amelot de la Houssaye aveva proprio ragione: “Il miglior consiglio lo dà l’esperienza. Peccato che si arrivi sempre troppo tardi”. E in Italia preferiamo intervenire sempre dopo.

 

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16/02/2014