La Prima Commissione del Csm a maggioranza ha chiesto al plenum di archiviare il fascicolo sul magistrato
Il pm anticamorra Catello Maresca ha “pieno diritto di candidarsi per competizioni elettorali amministrative in Campania, comprese quelle relative al Sindaco della città di Napoli“. E i contatti che ha avuto con personalità politiche, anche e proprio per valutare una sua possibile candidatura come Sindaco di Napoli, non possono essere ritenuti “illeciti o comunque forieri di pregiudizio all’indipendenza ed all’imparzialità del magistrato“. E’ per queste ragioni che la Prima Commissione del Csm a maggioranza, con 4 voti a favore e 2 voti contrari ha chiesto al plenum di archiviare il fascicolo sul magistrato,aperto dopo una segnalazione del Pg di Napoli Luigi Riello per verificare se vi fossero gli estremi per l’avvio di una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità.
Secondo la Commissione da questo punto di vista non sono rilevanti nemmeno le “critiche pubbliche” al presidente della Regione Campania perché “hanno avuto ad oggetto una determinata tematica (la gestione dell’emergenza sanitaria epidemiologica), estranea alle competenze professionali del dott. Maresca“.
La proposta di archiviazione su Maresca, che è il nome più quotato nel centro-destra come possibile candidato a sindaco di Napoli, è stata approvata con i voti dei togati Nino Di Matteo (indipendente) e Paola Braggion (Magistratura Indipendente) e dei laici Emanuele Basile (Lega) e Alessio Lanzi (Forza Italia). Contrarie le consigliere Ilaria Pepe (Autonomia e Indipendenza) e Elisabetta Chinaglia.
Il diritto di candidarsi a uffici pubblici e a cariche elettive, “di primario rilievo in un ordinamento a base democratica, spetta anche ai magistrati“, sottolinea la Commissione. Non solo :manca una norma che “precluda ai magistrati di candidarsi per competizioni di natura amministrativa all’interno del circondario o del distretto nel quale esercitino o abbiano esercitato le proprie funzioni“. Anzi l’articolo 60 del decreto legislativo 267 del 2000,lo consente a condizione – ricordano i consiglieri- che i magistrati che si candidano “si dimettano, si trasferiscano o si collochino in aspettativa non retribuita entro il giorno fissato per la presentazione delle candidature“.
Quanto ai contatti “di natura privata” di Maresca con rappresentanti di partiti- riferiti da dichiarazioni pubbliche di esponenti politici, a partire da Silvio Berlusconi– sono “condotte attuative di un diritto di natura costituzionale“, quello di candidarsi, e per questo “non possono essere di per sé foriere di conseguenze pregiudizievoli“. Se bastassero questi contatti per determinare “un’incompatibilità ambientale del magistrato“, si determinerebbe “un disincentivo fattuale talmente forte da far diventare meramente teorico” il diritto di elettorato passivo. Il piatto della bilancia pende dalla parte del pm napoletano anche per un’altra ragione. “Per quanto risulta, il dott. Maresca non ha mai dichiarato pubblicamente di essere candidato né ha mai svolto tipica e manifesta attività da campagna elettorale (comizi, creazione di un apposito sito internet, partecipazione a manifestazioni partitiche o comunque politiche)“.