Con una dieta diversificata si vive più a lungo

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I risultati supportano il potenziale di una dieta diversificata come principio guida delle raccomandazioni dietetiche sostenibili e delle linee guida dietetiche.

Con una dieta diversificata si vive più a lungo. A sostenerlo, uno studio multidisciplinare pubblicato su PLOS Medicine chiamato EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition).

Secondo i ricercatori, la diversità nell’alimentazione è un valore da preservare perché ha il potenziale intrinseco di ridurre la mortalità e migliorare la resilienza del sistema Terra. Lo studio EPIC ha esaminato le associazioni tra ricchezza di specie alimentari e successiva mortalità tra 451.390 adulti sani arruolati dal 1992 al 2014, (follow-up mediano: 17 anni) senza cancro, diabete, infarto o ictus al basale. Le abitudini alimentari dei volontari sono state valutate con questionari dietetici (DQ) specifici per Paese.

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La ricchezza dietetica (DSR) annuale di un individuo è stata calcolata in base al numero assoluto di specie biologiche uniche in ciascun alimento e bevanda. Le associazioni sono state valutate adattando modelli di regressione dei rischi proporzionali di Cox aggiustati per più variabili.

Nella coorte Epic, due colture (grano tenero e patata) e due specie animali (mucca e maiale) rappresentavano circa il 45% dell’apporto energetico alimentare totale. In questa ampia coorte paneuropea, un DSR più elevato era inversamente associato alla mortalità totale e specifica per causa, indipendentemente da fattori sociodemografici, stile di vita e altri fattori noti di rischio dietetici. Sono state osservate anche associazioni inverse significative tra DSR e decessi dovuti a cancro, malattie cardiache, malattie dell’apparato digerente e malattie respiratorie.

Un’importante limitazione dello studio è che i risultati si basavano su una coorte osservativa che utilizzava dati dietetici auto-riportati ottenuti attraverso questionari sulla frequenza alimentare di base (FFQ); pertanto, non è possibile escludere una classificazione errata dell’esposizione. I risultati supportano il potenziale della biodiversità alimentare (specie) come principio guida delle raccomandazioni dietetiche sostenibili e delle linee guida dietetiche.