
Foto di Giuseppe Iaculo
Il soprano Rosa Feola è stata protagonista al Teatro di San Carlo di un acclamato recital in calendario domenica 30 marzo alle 20 per la Stagione di Concerti 2024-25 del Massimo napoletano. La ha accompagnata al pianoforte il virtuoso lain Burnside, per la prima volta al Lirico di Napoli.
Il programma si è articolato su due anime del repertorio vocale, il cameristico e l’operistico e ha visto una scelta di brani meno frequentati e da un colore marcatamente poetico. Ha aperto il concerto “La regata veneziana” di Gioachino Rossini, una vivace trilogia in dialetto veneto che fa vivere una gara remiera attraverso gli occhi dell’innamorata
Anzoleta. Hanno fatto seguito i “Tre pezzi”, op. 84 di Giuseppe Martucci, dove il lirismo melodico ha incontrato i versi di Carducci. Con i “Quattro rispetti toscani” di Ottorino Respighi il pubblico è stato trasportato nel mondo della tradizione popolare, rielaborata con sensibilità colta. lain Burnside ha eseguito poi, come Intermezzo pianistico, il brano “Improvisation” dai “Pièces pittoresques” di Emmanuel Chabrier. Il concerto è proseguito con Debussy e l’aria di Lia “Azael, pourquoi m’as-tu” da “L’enfant prodigue”. Nella seconda parte della serata Sun
Tianxuefei, allievo dell’Accademia di Canto Lirico del San Carlo, ha condiviso il palcoscenico con Rosa Feola nel: “Don Ottavio, son morta!… Or sai chi l’onore” dal
“Don Giovanni” di Wolfgang Amadeus Mozart. E poi ancora Rossini con il virtuosismo di “Bel raggio lusinghier” da “Semiramide”, cui ha fatto seguito la composizione pianistica “Une caresse à ma femme” dai “Péchés de vieillesse”. Il programma del concerto si è concluso col la celebre aria “Regnava nel silenzio” dalla “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti.
Tripudio di applausi, ovazioni e una standing ovation per i protagonisti della serata e, in particolare, per Rosa Feola che ha regalato due celeberrimi bis: “Quando men vo”, romanza in tempo di valzer lento della Bohème di Giacomo Puccini, cantata nel secondo quadro da Musetta; e ‘A vucchella, canzone del 1904 scritta da Gabriele D’Annunzio e musicata da Francesco Paolo Tosti.
Tra i soprani più apprezzati, Rosa Feola, origini campane (è nata 38 anni fa a San Nicola La Strada, città nella quale continua peraltro a risiedere) si è imposta giovanissima sulla scena internazionale ed è oggi una delle voci più apprezzate dagli appassionati della musica e dell’opera lirica. Cresciuta in una famiglia amante della musica, ha iniziato a studiare pianoforte con suo cugino quando aveva cinque anni. Successivamente è entrata nel coro dell’Accademia musicale di San Nicola, passando per il coro della chiesa. Dopo aver studiato canto con Mara Naddei, diplomandosi con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno nel 2008, si perfeziona in Opera Studio presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Renata Scotto, al cui ricordo è legatissima, Anna Vandi e Cesare Scarton, arrivando poi a vincere il Concorso Operalia Plácido Domingo dopo aver debuttato nel ruolo di Corinna (Il viaggio a Reims) con Kent Nagano sempre all’Accademia di Santa Cecilia all’età di 23 anni. Ha debuttato in numerosi ruoli in Festivsl prestigiosi e nei Teatri più importanti, tra i quali si citano Teatro alla Scala di Milano, il Teatro di San Carlo di Napoli, La Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, l’Opéra
Bastille di Parigi, il Festival di Salisburgo, il Teatro Real di Madrid, il Teatro Colón di Buenos Aires, il Metropolitan di New York e la Carnegie Hall, dove si è esibita sotto la direzione di Riccardo Muti con la Chicago Symphony Orchestra.
Rosa Feola ha regalato al pubblico, purtroppo non numerosissimo, presente al Teatro di San Carlo, grazie alla sua tecnica vocale eccellente, alle sue capacità interpretative, alla capacità di spaziare all’interno di un repertorio molto ampio con estrema padronanza e a una presenza scenica calorosa, incarnata sulla consapevolezza delle sue doti comunicative e del suo fascino, una delle serate più belle e memorabili della Stagione lirico-sinfonica in corso.
di Giuseppe Iaculo.