Lady in the city
Rubrica di Eliana Iuorio
Ebbene sì.
Anche il Consiglio comunale di Giugliano, terza città della Campania, dopo precedenti tentativi non riusciti, è stato raggiunto dal provvedimento di scioglimento per infiltrazione camorristica.
Una notizia che mi ha condotta in uno stato ibrido, tra il carico d’entusiasmo e l’amarezza profonda.
Giugliano, come una cittadella senza legge del vecchio west, dove l’arrivo dello Stato rappresenta per i giusti, la “cacciata” di amministratori – e chissà, magari dirigenti – collusi con la camorra targata Mallardo, ma allo stesso tempo, costituisce la scopertura del velo di omertà, sul rapporto di complicità e collusione che esiste e persiste da anni, fra la società civile votante ed il politico “servo del clan”.
Mi preoccupa non poco, questo stato di cose, perché al di là della soddisfazione iniziale e della vera e propria felicità, pensando alle elezioni non tenute, mi fa pensare quanto ancora abbiamo da lavorare, noi tutti giuglianesi, per la rinascita del nostro paese e la costruzione di una mentalità capace di comprendere che un diritto non è un favore; che legalità significa, per il cittadino, anche evitare quell’attività abusiva, in campo edilizio, stante la promessa del partito o del politico di turno che – complice il movimento terra ormai assolutamente compromesso, nelle nostre zone, causa infiltrazioni camorristiche più, che alla luce del cielo – ti assicurano il veloce condono od altri provvedimenti amministrativi locali.
Come ho dichiarato sabato 27 aprile – in qualità di referente del Presidio di Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie, a Giugliano, dedicato alla memoria di Mena Morlando, vittima innocente di camorra – alla bravissima Giornalista Tonia Limatola, per Il Mattino di Napoli, sono assolutamente convinta che la città sia – nel bene e nel male – un parto di tutta la collettività.
Le responsabilità è corresponsabilità. Se Giugliano è stata governata dalla camorra, i primi, a doverci interrogare ed indignare siamo tutti noi: noi, che abbiamo consentito a personaggi strettamente legati al clan, di entrare in consiglio comunale; noi, che nei partiti, non siamo stati capaci di scremare il buono e giusto dallo sbagliato e sporco; noi, che all’indomani di quanto accaduto non riflettiamo diecimilionidivolte, prima di concedere il nostro voto a tizio o caio; noi, che tendiamo ad essere indifferenti, o addirittura negazionisti, sul fenomeno camorra sul nostro territorio.
E’ bene che sappiate: la camorra è nel nostro terreno, nella nostra acqua, nella nostra frutta, nei nostri vestiti, nelle nostre attività imprenditoriali, nei nostri studi di professionisti.
Uniamo, il buono che c’è. Uniamoci.
Mandiamoli a casa e fuori, dalla nostra vita e dal nostro agire quotidiano.
DEFINITIVAMENTE.