Misure più soft, a partire dal coprifuoco, mantenendosi con fermezza nel binario della prudenza e della gradualità. Il premier Mario Draghi, alla luce dei dati confortanti su contagi e vaccinazioni e dei pareri, più ottimistici, degli esperti del Cts, si prepara alla cabina di regia decisiva per un nuovo allentamento delle restrizioni. Ma la vigilia del vertice di governo è ancora segnata dalle tensioni che, più in generale, attraversano la maggioranza, in primis Lega e Pd. Allo strappo di Salvini sulle riforme è ancora il Nazareno, in mattinata a replicare con durezza: “Se Salvini non vuole i fondi Ue si dimettano i ministri chiamati a gestirli”, attacca il vice segretario Giuseppe Provenzano.
Lo schema dei Dem è piuttosto chiaro: l’agenda delle riforme alla quali è chiamato il governo è dettata dal principio che sta alla base del Recovery Fund: risorse in cambio di un cronoprogramma rigido da rispettare. In caso contrario il flusso di fondi europei può arrestarsi. Lo schema è ben chiaro anche al capo del governo. Che sulle riforme previste dal Recovery non ha alcuna intenzione di rallentare. Eppure, qualche intoppo le tensioni nella maggioranza lo creano. I due primi decreti post-Recovery, quello sulle semplificazioni e quello sulla governance saranno varati dal governo nel corso dell’ultima settimana di maggio e non la prossima, come i più ottimisti, tra chi gestisce il dossier del Pnrr, si auguravano.
Non subirà ulteriori ritardi, invece, il decreto sostegni-bis, che potrebbe vedere la luce in un Consiglio dei ministri tra mercoledì e giovedì. Prima di ultimarlo, infatti, Draghi vuole capire cosa e quanto potrà riaprire in Italia. E su questo base i numeri dei ristori potranno sensibilmente cambiare. La speranza, nel governo, è che quello della prossima settimana sia l’ultimo decreto sostegni. L’obiettivo, infatti, è procedere ad una riapertura progressiva da qui a fine giugno.
Ma già nella cabina di regia di oggi Draghi tornerà a trovarsi tra due fuochi: da un lato la Lega del “riaprire tutto” e dell’altro il titolare della Salute Roberto Speranza, depositario della linea della prudenza. Il pressing del centrodestra è alto, l’obiettivo – sul quale anche il M5S potrebbe concordare – è spostare il coprifuoco alle 24 già dal 24 maggio. E, prima della cabina di regia, Salvini ha convocato una videoconferenza con i membri del governo della Lega per organizzare le mosse da mettere sul tavolo della cabina di regia.
Ma le tensioni sulle misure anti-Covid potrebbero impallidire di fronte a quelle che, già dai prossimi giorni, rischiano di emergere sulla governance del Recovery e sulle macro-riforme del Pnrr, a cominciare da quella della giustizia.
“Salvini si mette all’angolo, anche Fi lo isola”, attacca Anna Rossomando del Pd. “Letta stia sereno, Draghi farà le riforme, anche con la Lega”, replica il capogruppo azzurro Roberto Occhiutto.
L’obiettivo, per il premier, è incassare la riforma della giustizia e quella del fisco prima dell’elezione del presidente della Repubblica, vero e proprio spartiacque del governo. Ed è un obiettivo in cui Draghi può contare sull’appoggio dell’Ue e non solo. “Sono rimasto colpito favorevolmente da Draghi e dai suoi ministri, hanno le idee ben chiare sul futuro”; sottolinea l’inviato speciale Usa per il clima John Kerry al termine della sua missione romana. In Parlamento, però, sulla giustizia si preannuncia battaglia, soprattutto sulla riforma del processo penale. Tanto che il M5S spinge per dare la precedenza a quella della giustizia civile e del Csm.
Le tensioni rischiano di essere alimentate anche dalla partita delle 500 nomine a cui si avvicina Draghi. Da Ferrovie dello Stato a Cassa Depositi e Prestiti fino a quella della Rai.
Tutti, nella maggioranza, vogliono dire la propria. Ma l’impressione è il premier gestirà il dossier innanzitutto con i ministri a lui più vicini, a partire dal titolare del Tesoro Daniele Franco.
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