Coronavirus, de Magistris: “Il modello lombardo era un bluff”

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De Magistris: "Potrei ricandidarmi, giunta Manfredi mi sta facendo tornare la voglia"

Le dichiarazioni del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: la solita narrazione della Napoli indisciplinata e lazzarona è offensiva

La Lombardia? I dati ci dicono che il modello era un bluff“. Lo ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in un’intervista a ‘Il Fatto Quotidiano’. Il primo cittadino spiega che “Napoli si sta comportando con responsabilità” e aggiunge: “La solita narrazione della Napoli indisciplinata e lazzarona è offensiva. Per primi abbiamo chiuso scuole e cantieri e sanificato gli uffici pubblici. Disciplina dei cittadini e scelte del Comune sono gli elementi che hanno frenato il contagio. Ad oggi abbiamo poco più di 800 casi e meno decessi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso“.

De Magistris ricorda che “il Paese è dentro una recessione da post seconda guerra mondiale perché negli ultimi anni la sanità pubblica è stata smantellata. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con medici e infermieri che hanno pagato costi altissimi. Sono dati da guerra. In Campania – prosegue – è iniziata l’epidemia con 334 posti di terapia intensiva per tutte le patologie, per legge ne avremmo dovuti avere 1.500, arriviamo a maggio a 500 posti, il resto sono chiacchiere e propaganda”.

Sul caso Lombardia, de Magistris spiega: “I dati ci dicono che il modello era un bluff, ma – sottolinea – questo è il momento dell’unità nazionale e io non sopporto i pregiudizi, neppure quelli contro il Nord. Questo virus è come la livella di Totò, ci mette tutti sullo stesso piano, ma non accettiamo più il ‘partiamo prima noi perché siamo il modello d’Italia’. Se è emergenza nazionale perché lo Stato continua a consentire questa balcanizzazione delle ordinanze e degli interventi? E’ il momento di rivedere l’architrave ordinamentale del nostro Paese. Il servizio sanitario deve essere pubblico e nazionale. Deve investire sulla prevenzione, sui medici. Il nemico ci ha preso alle spalle perché eravamo indifesi, senza argine“.