Giuseppe Conte resiste alle pressione di chi vorrebbe un lockdown generalizzato , anche soft, e tira dritto: le misure del Dpcm funzionano. L’aver istituito un metodo che prevede un sistema di monitoraggio scientifico e rigoroso in grado di produrre dati oggettivi dai quali far discendere “automaticamente” ogni tipo di intervento resta, per il premier, la strada migliore sulla quale andare avanti.
“Non c’è spazio per contrattazioni politiche, né è possibile derogare ai criteri stabiliti”, ribadisce più volte nel lungo confronto che va in scena a Palazzo Chigi con i capi delegazione dei partiti di maggioranza. Alla riunione, ieri pomeriggio, partecipano anche il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli.
Il messaggio di Conte non cambia: anche agli scienziati il presidente del Consiglio chiede di “evitare il più possibile il meccanismo della discrezionalità”, fornendo raccomandazioni “il più univoche possibile e indicazioni più nette”. Il pressing sul premier affinché adotti misure più restrittive a livello nazionale resta forte. E, oltre che da medici e membri del Cts, arriva anche da alcuni partecipanti al tavolo, come Dario Franceschini. Conte ribadisce il suo no, sostenuto anche da Iv. Francesco Boccia rassicura: “Il tipo di lockdown di marzo, con tutti gli interruttori staccati e il Paese al minimo, lo dico chiaramente non ce lo avremo, non possiamo permettercelo. Non reggerebbe il Paese”, dice chiaro e tondo, pur non escludendo che nei prossimi giorni ci potranno essere nuovi “lockdown rigorosi e territoriali” e nuove zone rosse, già dalla prossima settimana.
La situazione, specie in alcune aree del Paese, resta critica. La Campania, sospesa da giorni tra il giallo e il rosso, è uno dei casi limite. Le scelte ufficiali vengono ancora una volta rimandate. Si deciderà venerdì, dopo che la cabina di regia fornirà i nuovi dati, anche alla luce del report degli ispettori ministeriali. Il Governo, però, assicura Conte “non intende restare con le mani in mano” rispetto a quanto sta succedendo.
“La situazione di stress del sistema è evidente – spiega -. Noi siamo lo Stato e se ci sono segnalazioni diffuse di criticità sulle strutture sanitarie della città di Napoli serve dare un segnale”. L’idea del Governo sarebbe quella di rafforzare la presenza dell’esercito e della Protezione civile a Napoli, mettendo in campo ospedali da campo e Covid hotel. Il premier dà al capo della protezione civile Angelo Borrelli il compito di effettuare una ricognizione sui presidi già esistenti e di predisporne degli altri, per alleggerire gli ospedali e sostenere chi non può affrontare l’isolamento all’interno della propria abitazione. Il dispiegamento di assetti delle Forze Armate viene richiesto dal Comitato per l’emergenza presso la Protezione Civile al Comando Operativo Interforze. “È stata individuata questa esigenza di intervenire su Napoli e quindi si interviene – viene riferito dalla Difesa – Certamente c’è attenzione da parte del governo per la situazione di Napoli e il presidente del Consiglio e il ministro Lorenzo Guerini hanno incoraggiato questo intervento”.
Intanto Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia adotteranno da oggi ordinanze più restrittive per contrastare gli assembramenti ed evitare che la situazione possa peggiorare. Aspettando i nuovi dati. (Ansa)