Il racconto dello scrittore Maurizio De Giovanni, davanti agli specialisti medici, a partire dall’infettivologo Massimo Galli, sul covid e l’infarto che lui ritiene collegato al post virus.
“Sono qui sulla base di un processo indiziario, non merito giudizi della corte”. Lo scrittore Maurizio de Giovanni comincia con un sorriso davanti agli specialisti medici, a partire dall’infettivologo Massimo Galli, il suo racconto del covid e dell’infarto che lui ritiene collegato al post virus. Lo narra nel convegno a Napoli sul “Long covid” della Farmaceutici Damor, dove rappresenta un caso, molto famoso, di possibili complicazioni successive alla malattia da virus.
“Ho avuto il covid – spiega de Giovanni – a luglio con i sintomi, poi è arrivato l’infarto e sono stato curato al Cardarelli in terapia intensiva con grande competenza e immediatezza. Oggi so e sento il dovere di portare il messaggio a tutti che serve una prevenzione da attuare dopo la malattia, è necessaria. Saremmo pazzi tutti a dire che non cambia niente dopo il covid, questa malattia è un evento importantissimo che non deve portare paura o limitazioni della vita ma a una nuova consapevolezza, altrimenti è la cosa peggiore che ci possa succedere. Comportarsi pensando che dopo non accada mai niente è folle”.
De Giovanni dopo essersi curato è tornato a scrivere e a diffondere il messaggio dell’attenzione: “Non si tratta di vivere – spiega – con il pessimismo o la disperazione piatta ma con un’attenzione estrema nell’innalzamento delle soglie di attenzione e prevenzione. Se avessi avuto idea che il covid poteva portare a conseguenze cardiache avrei sicuramente fatto visite e farmaci che alzassero un muro. Invece io sono stato male entrambe le volte e sento una correlazione degli eventi: ho avuto il covid sintomatico e poi questo evento cardiaco che non avevo mai avuto. Posso immaginare davvero che ci sia una correlazione”.