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“Croce e testa”, di Michele Visconti: intervista all’autore

Intervista a Michele Visconti, autore di “Croce e testa” (Giovane Holden Edizioni).

“Croce e testa” è l’ultima pubblicazione in ordine cronologico di un giovane scrittore, Michele Visconti, il quale è entrato in contatto con il mondo della scrittura quasi per caso alcuni anni fino a diventare, come succede a tanti, un elemento fondamentale nella sua vita. Pur continuando a lavorare come geometra in una società d’ingegneria, cioè ad esercitare la sua professione di sempre, ha trovato nel mondo editoriale la possibilità di dare libero sfogo alla sua creatività, bisogno soffocato di cui ha acquisito consapevolezza gradualmente. Il romanzo racconta la storia di un playboy con alle spalle una vita densa di fallimenti; con l’arrivo di una notizia che sconvolge tutta la famiglia e le vicissitudini che ne seguono i lettori conosceranno il suo tribolato mondo interiore.

Quando hai sentito nascere in te la passione per la scrittura?

Il mio amore per la scrittura è nato per caso. Una mia amica professoressa di nome Marina, circa una decina di anni fa, mi disse che c’era un corso di scrittura creativa e mi chiese di accompagnarla alla presentazione. Ricordo bene che era di sabato, il corso era composto di due lezioni a settimana, e per motivi lavorativi non avrei potuto seguirlo. Andammo alla presentazione e l’insegnante mi disse che avrei potuto seguire ugualmente, anche andando solo il sabato. Durante quel periodo emerse che certe cose mi venivano bene. Non è stato un colpo di fulmine ma un conoscersi giorno per giorno, ancora adesso è così.

La tua professione di geometra è molto diversa da quella di scrittore. Desumo che la scrittura svolga nella tua vita un ruolo importante per quanto riguarda il bisogno di liberare la tua creatività, lo confermi?

Sì, molto. La scrittura mi permette di energie liberare che in altro modo non potrei fare. A prescindere dalle pubblicazioni, mi ha aiutato a conoscere me stesso, a capire meglio gli altri ed il mondo che mi circonda. Difficile immaginare di smettere, sarebbe come trovarmi in un deserto.

Michele Visconti

Hai pubblicato dei racconti e altri romanzi, quale dei due generi ti ha dato più soddisfazioni?

Inizialmente, ho cominciato con dei racconti comici. Ero a Napoli ed i miei amici erano una bella fonte di ispirazione. Erano cose spontanee e mettevo tanto di me in quei racconti. Li amo per questo motivo. Pensavo che avrei continuato sul genere comico ma non è stato così. Ho cominciato ad allungarmi con il numero di battute, ho approfondito nozioni sulla narratologia e sulla trama. Ho sentito e sento il bisogno di dire cose differenti, è stato come salpare, e sono ancora in viaggio. Le ultime cose che scrivo mi danno più soddisfazioni, in particolare l’ultimo romanzo “Croce e testa”, ma i racconti comici che ho scritto, sono nel mio cuore insieme ai loro protagonisti.

Qual è in genere la fonte ispiratrice dei tuoi scritti e soprattutto quella della trama di “Croce e testa”?

Faccio dei frullati, ci metto fatti di cronaca che mi restano in mente, scene di vita che vedo con i miei occhi. Persone che conosco ci capitano dentro, ma non le metto mai per intero, ne prendo un pezzettino: le caratteristiche fisiche o caratteriali che mi interessano. In generale impiego tutto quello che mi ha destato emozioni e cerco di riproporle in quello che scrivo, sperando di riuscirci. “Croce e testa”, in particolare, è nato da una chiacchierata che feci con un tipo in un bar a Napoli, a via Marina di notte. Fu divertente, ed ogni volta che raccontava di un night cercava sul telefono il nome, per dimostrarmi di conoscerli realmente. Dopo i racconti, emersero delle riflessioni ed iniziai a scrivere.

Stai già lavorando alla preparazione di nuove pubblicazioni?

Sì, sono stato in finale al premio Bukowski di Viareggio ma senza piazzamenti sul podio. Il testo con cui ho partecipato si chiama “Il ponte di ghiaccio.” Sarà la mia prossima pubblicazione. Al momento sto finendo un’altra storia, mi manca il finale e spero di aggiungerlo a breve. Ho inoltre un altro paio di idee che vorrei sviluppare. Combatto contro il lavoro e la stanchezza per portare avanti questo percorso. Se faccio così penso che ancora ne valga la pena, un po’ come con le persone: quando sei disposto a sacrificarti e ad uscire da te stesso, capisci quanto tieni a qualcosa o a qualcuno.

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Marina Topa

Insegnante di lingua e letteratura francese. Per caso ha conosciuto il "Pianeta Infanzia" e si è con slancio catapultata nella scuola dell'Infanzia dove, sempre per caso, ha scoperto di amare la scrittura.

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