Nuovo crollo a Pompei. “Uno schiaffo alla storia e all’arte”. Oggi via al censimento

Dopo l'ennesimo crollo di un muro di una Domus, l'archeologo tedesco Albrecht Matthaei invita i privati a investire a Pompei. Oggi al via il censimento delle aree più a rischio

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Nuovo crollo a Pompei. A segnalare il cedimento di una porzione di muro di una Domus, posta nella V regio all’insula 2 civico E degli scavi archeologici, sono stati i custodi. Sul luogo è intervenuta tempestivamente la direttrice Grete Stefani. Pompei cade a pezzi, giorno dopo giorno, un crollo culturale, e anche economico data la minore affluenza dei turisti, un vero e proprio “uno schiaffo alla storia e all’arte” come affermato dall’archeologo tedesco Albrecht Matthaei.

Dopo Renzi anche l’archeologo tedesco rincara la dose: “Privati, investite!”

Dopo la dichiarazione del premier Renzi anche l’archeologo Albrecht Matthaei, coordinatore del Pompeii Sustainable Preservation Project che mette insieme il Fraunhofer di Stoccarda, la Technische Universität di Monaco di Baviera, l’Iccrom e il Cnr (con la soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia), incita i privati ad investire sul sito archeologico più importante e vasto d’Europa:

“In tutto il mondo per scavare e mantenere i siti c’è bisogno di soldi, ed è chiaro che i soldi pubblici saranno sempre di meno.In generale l’archeologia fino ad ora non ha fatto tanto in questo senso, e sicuramente può fare di più. È compito degli archeologi comunicare la necessità e l’importanza di conservare i monumenti al mondo degli industriali e a chi dispone di soldi privati e farli investire. Ma deve essere chiaro che se intervengono fondi privati, l’autonomia della ricerca non deve mai essere intaccata”.

L’unica soluzione che sembra possibile, insomma, è quella di far entrare i privati nella gestione della tutela dei beni culturali. Una gestione a cui dovrebbe provvedere lo Stato, che invece è interessato da anni da un crollo ben più grave: quello economico.

Via al censimento.

Intanto le autorità hanno iniziato un “censimento nelle aree più a rischio”. Oggi le prime ispezioni, che si sono svolte nell’area interdetta al pubblico della Regio VII, sede di numerose strutture in cemento risalenti ai restauri degli anni Ottanta. Anche qui i tecnici hanno riscontrato una situazione di incuria e il cedimento di un solaio latero-cementizio che era estremamente degradato. Solo che questa volta, per fortuna, non si tratta che di un muro qualunque, “senza alcuna rilevanza archeologica”.