Al corteo funebre per Davide Bifolco tutti in motorino, in tre e in quattro e senza casco (FOTO)

Hanno scortato la bara durante tutto il tragitto. In tre, in quattro su un solo motorino. Tutti senza casco, qualcuno anche senza targa. È la piccola illegalità, tanto normale a Napoli da non fare più scalpore. È giusto che chi sbaglia paghi. Ma pagare con la morte, questo no, proprio non è normale

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Hanno scortato il corteo che ha accompagnato la bara bianca lungo tutte le strade del quartiere: dalla chiesa della Medaglia Miracolosa, alla casa che divideva con i genitori e i fratelli, fino al luogo in cui Davide Bifolco è stato ucciso. Uno sciame di scooter, vespe e motorini. In due, in tre, addirittura anche in quattro in sella. Tutti rigorosamente senza casco, qualcuno anche senza targa.

Sembra di assistere a una scena tratta dalla fiction Gomorra:

Al Rione Traiano, come in tutti i quartieri senza legge del mondo, è consuetudine consolidata andare in giro su due ruote senza indossare l’obbligatoria protezione del casco, stringendosi in tre o in quattro su una sella che spesso non potrebbe ospitare più di una sola persona.

Il codazzo di scooter sovraffollati al corteo funebre di Davide Bifolco si fa notare. Si fa notare perché è proprio così che Davide è morto: mentre fuggiva da un posto di blocco, in sella a un motorino, insieme a due amici, tutti senza casco e senza documenti. Illegale, certo. Ma un tipo di illegalità talmente diffusa da non fare più scalpore.

Qui, a Napoli, nei quartieri popolari dimenticati dalle istituzioni, non avere il casco è normale. Lo è anche stringersi in tre, in quattro, in cinque, intere famiglie su un due ruote che spesso è l’unico mezzo di trasporto a disposizione, perché il napoletano è fatto così, non lascia a piedi nessuno. E allora tutti in sella, anche se caschi non ce ne sono, posti nemmeno, e magari il mezzo non è assicurato, e stamattina ho pure lasciato a casa la patente. E se ci fermano “e gguardie?”. Pazienza. “Stamm’ int’e mman e ddio”. Il napoletano affida la sua vita alla sorte. Poi si vedrà. È tutto normale, normale anche se non dovrebbe esserlo.

La piccola illegalità a Napoli è un abito sociale per molti. Quanto ciò sia giusto o sbagliato, estirpabile o inestirpabile, oggi non è importante, non ci interessa. Quello che è importante, invece, è che i trasgressori non restino impuniti, e paghino. Questo è giusto, oltre che normale. Ma pagare con la morte, pagare con la morte il fatto di non avere il casco, i documenti, e anche di fuggire davanti a un posto di blocco. Pagare quella piccola illegalità che a Napoli è tanto normale, anche se non dovrebbe esserlo, con la morte, questo no. Non è normale davvero. In nessun posto del mondo. E tantomeno a Napoli.