Al 13 e al 14 ottobre sono state fissate le due sedute risolutive per la Commissione parlamentare che il 28 luglio scorso presentò una prima bozza di proposta per una regolamentazione giuridica del web e dei suoi utilizzi. 13 specialisti e 10 parlamentari a lavoro per compilare una delle proposte di riforma più ambigue e a rischio ideologico degli ultimi anni, la quale stenta ancora ad essere approfondita da un alfabetizzato dibattito pubblico sui pro e i contro di una proposta del genere. La totale assenza di una informazione circolante in merito a tale proposta è casuale o voluta?
Lo scorso 28 luglio la presidentessa Laura Boldrini promosse l’iniziativa parlamentare e ne difese l’intento pioneristico dichiarando che era: “la prima volta che in sede parlamentare si decide di istituire una Commissione su questi temi; è una esperienza di grande valore che mi auguro possa portare a risultati concreti e significativi. Internet ci deve stare a cuore perché può davvero dare nuovo impulso alla partecipazione democratica sempre più in crisi in molti paesi. Sono convinta che anche grazie agli strumenti offerti dalla rete, il Parlamento possa trovare opportunità per rilanciare la sua funzione. Ciò richiama tutti ad una precisa responsabilità: fornire un contributo fattivo per giungere finalmente all’adozione di una Carta dei diritti. E’ per questo che oggi siamo qui”.
Una operazione che per certi versi dovrebbe apportare maggiore consapevolezza in merito a una tecnologia ancora per certi versi immatura per poterne capire le effettive potenzialità, ma sarà una operazione democratica per fini democratici o una operazione pseudo-democratica, e tecnocratica, per il controllo delle piattaforme sociali del web. Tacitamente già attualmente vigono oscure forme di controllo sul web ma esplicitare il tutto, con il diritto, non rischia di legittimare queste tendenze?
Grande attesa c’è intorno a questa proposta, la quale servirà soprattutto ai lettori per comprendere, più chiaramente, chi sono stati i soggetti politici ed economici promotori dietro questa azione parlamentare. Parafrasando un politico italiano sarà una operazione per rendere tutti i cittadini del web ugualmente uguali davanti alla legge o per “rendere alcuni di questi un po meno uguali di altri”?