No Tav, Erri De Luca rinviato a giudizio: il processo si terrà a gennaio

"Processane uno per scoraggiarne cento: questa tecnica che si applica a me vuole ammutolire. È un silenziatore e va disarmato". Così lo scrittore commenta il rinvio su Facebook

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Mi processeranno a gennaio. Mi metteranno sul banco degli imputati e ci saprò stare. Vogliono censurare penalmente la libertà di parola. Processane uno per scoraggiarne cento: questa tecnica che si applica a me vuole ammutolire. È un silenziatore e va disarmato.

Con questo messaggio postato sulla sua pagina Facebook lo scrittore ha annunciato ai suoi followers il rinvio del processo che lo vede imputato per istigazione a delinquere nell’ambito della protesta dei No Tav. L’udienza si è tenuta oggi presso il Tribunale di Torino, che ne ha deciso appunto il rinvio al gennaio 2015. Erri De Luca aveva già deciso di non presentarsi in aula, reclamando un processo a porte aperte. ”Non posso discutere le mie opinioni in un’aula di tribunale. Quello che sta succedendo a Torino lo considero un abuso. Sono pronto a discutere dovunque, a confrontarmi con chiunque ma non nel ruolo di imputato. Sarò in aula quando si procederà a porte aperte‘, dichiarò lo scrittore lo scorso 6 giugno.

“Chi parla di terrorismo dice buffonate”

A niente sono servite le campagne di solidarietà, in particolar modo la mobilitazione del 4 giugno, il giorno prima della data prevista per l’udienza, poi rinviata, che ha animato numerose città italiane con eventi, letture e incontri dedicati allo scrittore. Erri De Luca è indagato per istigazione al sabotaggio dopo aver pronunciato una frase “sospetta” nel corso di una trasmissione televisiva: “Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa avrebbe detto lo scrittore, dichiarando inoltre che “chi parla di terrorismo dice buffonate”.

Parole sotto accusa

Erri De Luca, che non ha mai nascosto la sua attività propagandistica, ha anche ammesso di aver partecipato in prima persona ai blocchi in Val di Susa, scendendo in prima linea nei blocchi stradali al fianco di madri, maestre delle elementari e vigili urbani. Ma ad essere sotto accusa adesso sono le sue parole. “Citano le mie parole a sostegno. Per uno scrittore il reato di opinione è un onore dichiarò all’indomani della sua iscrizione nel registro degli indagati.