di Anna Copertino e Loredana De Vita
Nasce da un contatto ritrovato su FB il social network più famoso, l’incontro avuto con le scolaresche dei licei delle Scuole Pie Napoletane.
Un contatto che, ritrovato sul web, è subito passato al vedersi sul serio, dal vero, al rincontrarsi per raccontarsi e per riabbracciarsi.
Ed insieme far comprendere cos’è e come è meglio stare su web, nella tutela di se stessi e dei propri amici.
L’argomento il più attuale: la conoscenza ed il giusto utilizzo di internet e dei social network.
Una giusta sinergia con le docenti Loredana De Vita e Ornella Faticato, ed i ragazzi del liceo, che stamani hanno organizzato un confronto/incontro con Road Tv Italia nel progetto d’istituto: Linguaggi e comunicazione: cogito ergo sum! .
Con Anna Copertino e Francesco Di Serio, ci si è confrontati sui social network, sul mondo del virtuale e soprattutto sull’utilizzo che i giovani ne fanno, troppo spesso dimenticandosi di vivere il quotidiano. Dimenticando i rapporti dell’incontrarsi al bar, “dal vero”, dal chiedere e dare l’amicizia con una stretta di mano.
Si è passati dal vivere di contatti visivi reali ai contatti visivi virtuali.
Dal Cartesiano Cogito Ergo Sum ad uno più attuale Digito Ergo Sum.
Che cosa ci aspettiamo da un Social Network in quanto social ? Protagonismo, Possibilità di espressione, Facilità di relazione, Community a distanza (gruppi), Accedere a informazioni, Approfondimenti, Mondo più vicino. In una parola siamo in cerca di Microfama… micro perché dura poco prima di essere superata da quella di altri. Vogliamo quella notorietà, o illusione di notorietà, che tutti nel proprio piccolo desiderano… la possibilità di essere notati e riconosciuti. Una notorietà che la disgregazione sociale e il silenzio delle relazioni quotidiane raramente ci offrono. Riversiamo in rete le nostre insoddisfazioni e le paure irrisolte.
Ci preoccupiamo di non restare FUORI (esclusi) anche ignorando le conseguenze per noi e per gli altri verso cui siamo CIECHI pur di avere un po’ di visibilità, proprio come nella realtà quando, pur di essere notati, perdiamo il controllo di ciò che è giusto rispetto a ciò che non lo è, l’importante è che si parli di noi. La rete, in questo senso, diviene un’estensione del nostro disagio.
Il vero problema è il timore di non esistere in un tempo in cui non siamo ascoltati quanto non ascoltiamo e siamo disposti a fingerci altro (avatar) pur di apparire ed essere notati.
Così il PROFILO diviene la nostra identità virtuale (attenzione, perché VIRTUALE non significa IRREALE), ci rappresentiamo come vorremmo essere e non come siamo.
L’AMICIZIA si CHIEDE invece di OFFRIRE.
Gli AMICI sono solo contatti superficiali di cui non è certo quello che sappiamo. I MESSAGGI sono istantanei e brevi e servono a esibirsi più che a parlarsi.
Lo STATUS ci consente di esprimere emozioni e sentimenti che fanno parte del privato e tali dovrebbero rimanere, ma li esplicitiamo anche inventando o esagerando pur di essere notati.
I COMMENTI più polemici sono più creano l’illusione di essere considerati (come nei talk show televisivi, dove chi urla di più prevarica gli altri; in rete non si urla se non con le parole che si scrivono).
I MI PIACE sono spesso usati per essere riconosciuti e non per esprimere un gusto reale.
I CONDIVIDO illudono di avere qualcosa in comune con gli altri e sono, quindi, il riconoscimento atteso della propria esistenza. Se si riesce a padroneggiare adeguatamente il mezzo, è possibile usarlo per trasmettere conoscenze e tessere un rapporto educativo corretto anche in un ambiente complicato come il Web. Ma noi, come lo usiamo?
Usiamo questo mondo VIRTUALE ma reale come se fosse il nostro quotidiano, quello che ci consente di avere un ruolo sociale che ci condiziona a essere come gli altri di cui cerchiamo l’approvazione e che, probabilmente, stanno facendo la stessa cosa e tutti dimentichiamo quanto sia importante costruire delle relazioni concrete.
Ci chiudiamo nel MELOGO (fare di se stessi un logo, un marchio riconoscibile) nell’illusione di essere, per questo, qualcuno.
Il problema non è il Social Network in sé, ma il suo uso.
Come non sentirsi responsabili di quello che pubblichiamo e dell’effetto sugli altri?
Una delle principali conseguenze delle nostre disattenzioni o superficialità è il CYBERBULLISMO.
Che cosa è? In generale tutto ciò che, on line, diventa offensivo e persecutorio rispetto a un’altra persona. Ve ne sono di vario tipo: FLAMING, messaggi violenti e volgari di solito nei forum, blog, gruppi; MOLESTIE, spedizione ripetuta di messaggi intesi a ferire;
DENIGRAZIONE, sparlare di qualcuno per danneggiarne la reputazione; SOSTITUZIONE DI PERSONA, farsi passare per un altro per spedire messaggi o pubblicare testi;
RIVELAZIONI, pubblicare informazioni di un’altra persona;
INGANNO, ottenere la fiducia per carpire informazioni da condividere con altri pubblicamente;
ESCLUSIONE, escludere da un gruppo per creare un sentimento di emarginazione;
CYBER PERSECUZIONE, molestie e denigrazioni ripetute;
CYBER BASHING, comportamento criminale che viene filmato e messo in rete per proseguire on line le offese per deridere la vittima.
TUTTO PER RENDERSI VISIBILI, BISOGNO DI MICROFAMA non importa come e a che prezzo.
Molte VITTIME tentano e spesso riescono a suicidarsi.
Il bisogno di VISIBILITA’ mentre nella realtà isola, nel virtuale può creare dipendenza, poiché pur di essere accettati si fa qualsiasi cosa… ma bisogna essere certi dell’avvenuto riconoscimento. Come? Controlliamo continuamente quanti MI PIACE e quante CONDIVISIONI o anche quanti COMMENTI abbiamo ottenuto per un certo post o video o foto. Il controllo può diventare ossessivo, ci sentiamo infelici se nessuno ci ha notati e allora cerchiamo di individuare il nuovo trend per non restare esclusi… un circolo vizioso dal quale non si riesce più ad uscire.
Le principali dipendenze sono CYBER SESSO (sexting, esempio nuovo è SNAPCHAT);
CYBER RELAZIONE (necessità quasi compulsiva di moltiplicare i nostri AMICI, Contatti);
NET COMPULSION (scommesse e acquisti on line);
NET GAMING (video giochi on line);
INFORMATION OVERLOAD ADDICTION (dipendenza da eccesso di informazioni, dobbiamo averne sempre di più e se non accade ci sentiamo esclusi).
Anche questa dipendenza può portare al suicidio, comunque alla solitudine e alla DISCONNESSIONE dalla vita e dalle persone reali. Perché alcuni ne sono colpiti e altri no? Per le stesse ragioni per cui molti cadono in depressione e altri no nella vita reale: difficoltà di relazione, di regolazione e gestione emotiva, solitudine, vuoto affettivo, noia, lutto non elaborato, senso di abbandono. sentirsi inadeguati…
MA CHI CI GUADAGNA?
Amici o contatti?
Scegliete la vita.
SEMPRE!
21 febbraio 2014
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