Dall’energia elettrica ai ticket sanitari, passando per le assicurazioni, le quota di “spese obbligate” nel 2018 si attesta al 40,7% sul totale dei consumi, in calo di circa un punto rispetto al 2014 ma ancora con “un’elevata incidenza”, che arriva a pesare “quasi 7.300 euro l’anno pro capite”. E tra le uscite vincolate, per le quali il cittadino “ha poca, o nessuna, libertà di scelta”, la voce abitazione è quella più rilevante: tra affitti, manutenzioni, bollette e utenze assorbe “quasi 4.200 euro”. E’ quanto stima l’ufficio studi della Confcommercio.
Cala la quota di spesa destinata agli alimentari. Per la spesa alimentare in Italia, a testa, si spendono 2.681 euro annui, un valore in crescita solo in termini assoluti. Sul totale dei consumi la quota assorbita dai prodotti della tavola risulta infatti in calo, attestandosi al 15,0% nel 2018 dal 15,2% del 2014, quando già era in riduzione rispetto al 2007.
Oltre al capitolo abitazione, in crescita risulta anche la voce riservata alla sanità (629 euro annui a testa, pari al 3,5% sul totale dei consumi). “Su tali andamenti hanno pesato anche le esigenze di finanza pubblica, che hanno portato gli enti erogatori dei servizi, come nel caso dello smaltimento dei rifiuti, a frequenti aumenti dei prezzi (tariffe). Inoltre, le esigenze di risanamento degli squilibri di bilancio regionali imputabili alla spesa sanitaria, hanno accresciuto la quota di partecipazione richiesta ai cittadini (ticket su farmaci, prestazioni diagnostiche e ambulatoriali etc.)”, spiega Confcommercio.
Tra le spese obbligate entrano anche quelle legate alla mobilità, come assicurazioni e carburanti. Un ‘posta’ che dopo la frenata, in termini di spesa pro capite, dovuta alla crisi sta riscontrando un’inversione di tendenza. “Tale andamento è derivato in larga parte dagli aumenti dei prezzi dei carburanti”, sottolinea l’Ufficio studi dell’associazione. “Ciò nonostante, tra il 2014 ed il 2018 si è rilevato un ridimensionamento della quota destinata a questa componente delle spese obbligate, la cui incidenza dovrebbe tornare, nel 2018, su valori non dissimili da quelli rilevati nel 1995”. Sul fronte consumi, l’altra faccia della medaglia è costituita dalle spese determinate dai gusti e della abitudini dei singoli consumatori, ovvero “commercializzabili” (dagli alimentari all’abbigliamento, dai mobili alle vacanze). Uscite che nel 2018 valgono quasi 10.600 euro annui a testa, rappresentando il 59,3% sul totale dei consumi (17.848 euro).
Importi in ripresa rispetto al 2014. Tendenza, precisa Confcommercio, su cui ha inciso il rialzo registrato per i mezzi di trasporto, “la cui domanda è risultata in decisa espansione dopo un lungo periodo di crisi, anche se negli ultimi mesi questa evoluzione positiva sembra essersi arrestata”. Invece la contrazione del peso relativo alle spese obbligate è stata determinata, si legge nello studio, “in larga parte dalla decisa riduzione registrata tra il 2014 ed il 2016 dai prezzi degli energetici (regolamentati e non) e dei servizi finanziari”. Ma, viene chiarito, “la ripresa dei prezzi degli energetici registrata nell’ultimo biennio ha di fatto bloccato questa tendenza”.
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