Da carnefice a vittima. È questo il destino di Daniele “Gastone” De Santis, il tifoso giallorosso accusato della morte di Ciro Esposito, che emerge dalle indagini. Già. Perché secondo le perizie effettuate dai tecnici del Racis, che hanno ricostruito le fasi salienti della sparatoria e della rissa, prima di impugnare la pistola De Santis sarebbe stato pestato a sangue da alcuni tifosi partenopei.
De Santis stava tentando di “chiudere il cancello del vialetto che porta al circolo culturale Ciak, dove si trova la sua abitazione”. Viene raggiunto da un gruppo di tifosi napoletani, e aggredito. Cade a terra, viene pestato, “inizia a perdere abbondantemente sangue. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei” si legge nella perizia, oltre 600 pagine di atti acquisti dal gip nell’ambito dell’inchiesta per la morte di Ciro Esposito. “Dopo” prosegue il rapporto dei tecnici del Racis, solo dopo “avvengono gli spari in rapida successione”.
La ricostruzione è chiarissima: prima di sparare Daniele De Santis sarebbe stato aggredito. Inoltre, gli avvocati dell’ultrà romanista, Tommaso Politi e Michele D’Urso, ci tengono a precisare che anche il dettaglio della polvere da sparo, finita sui guanti di De Santis come dimostrato dai rilievi tecnici, non sarebbe quello che incastrerebbe definitivamente il loro assistito. I due legali sostengono che al momento dei fatti il loro assistito non indossasse i guanti, che si sarebbero “sporcati” di polvere da sparo come tanti altri reperti presenti sul luogo e appartenenti ad altri indagati. “Come ci sforziamo di spiegare sin dall’inizio il quadro indiziario della vicenda rimane tutto da chiarire ed auspichiamo per questo che lo si faccia in tribunale e non sui giornali”.
I suoi legali parlano addirittura di un “tentativo di omicidio nei suoi confronti”. Non ci sta l’avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia di Ciro Esposito, che su Facebook si lancia in un lungo sfogo sulla ricostruzione, a suo dire azzardata, fatta dai tecnici del Racis. “È molto più logico e verosimile ritenere che che la pistola si sia macchiata del sangue del De Santis quando, dopo gli spari, questi è stato aggredito e ferito e più mani sporche del suo sangue hanno cercato di sfilargli la pistola”.
A sostegno delle sue affermazioni l’avvocato Pisani porta il video, girato con un cellulare e recentemente acquisito dalla Procura, in cui si sentono gli spari che hanno ferito e ucciso Ciro. “Come si vede chiaramente dal video” scrive ancora Pisani, “pochi secondi passano tra l’ingresso di Ciro ed alcuni tifosi nel vicoletto e gli spari. È dunque inverosimile che in quel brevissimo lasso di tempo De Santis sia stato ferito”, mentre dopo gli spari, si vede un folto gruppo di tifosi entrare nel vicolo dove ha sede l’abitazione di De Santis. Inoltre sulla pistola che ha ucciso Ciro Esposito sono state ritrovate tracce biologiche e sangue appartenenti a numerose altre persone, oltre che a Daniele De Santis. “Ciò vuol dire” scrive ancora l’avvocato Pisani, “che la pistola fu toccata da più persone ed è quindi verosimile ritenere che il De Santis abbia prima sparato e successivamente sia stato aggredito da soggetti che ferendolo si siano macchiati le mani del suo sangue e poi abbiano cercato di sfilargli la pistola sporcandola appunto con il sangue del De Santis”.
In ogni caso, secondo l’avvocato Pisani, anche se l’ipotesi del Racis dovesse rivelarsi esatta, per De Santis sarà impossibile invocare la legittima difesa. “Avendo aggredito violentemente i passeggeri del bus diretto verso lo stadio, De Santis non poteva non prevedere una reazione da parte dei tifosi napoletani. In tali casi è pacificamente esclusa la legittima difesa” conclude il legale della famiglia Esposito.
Intanto De Santis, indagato insieme ad altri 4 supporter giallorossi per l’omicidio volontario di Ciro, resta nel reparto protetto dell’ospedale Belcolle di Viterbo dove è stato ricoverato a seguito delle ferite riportate durante la rissa. Nell’ambito dell’inchiesta sono indagati anche, per rissa aggravata, due tifosi del Napoli, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, anche loro rimasti feriti quel 3 maggio. Proprio oggi, sulle pagine del Mattino, il padre di Gennaro si è lasciato andare a un amaro sfogo: “Mio figlio è stato dimenticato da tutti, ma anche lui è un eroe, proprio come Ciro. Erano amici, sono intervenuti per prendere le difese di donne e bambini che venivano assaliti da quel gruppo di pazzi con i fumogeni”. E sulla versione fornita dal figlio sui fatti di quel 3 maggio, Vincenzo Fioretti non ha dubbi. “Gennaro non ha picchiato nessuno, tantomeno De Santis. Appena è arrivato in quella stradina è stato colpito, e la sua vita è cambiata per sempre”.
Dov’è la verità? Per conoscerla bisognerà attendere il 24 settembre, giorno fissato per l’udienza davanti al Gip in cui saranno discussi i risultati della perizia del Racis. Una nuova audizione che potrebbe gettare nuova luce sulla complessa inchiesta sulla morte di Ciro Esposito.
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