I primi risultati dell’autopsia sul corpo del giovane Davide Bifolco, il 17enne ucciso da un carabiniere al Rione Traiano, parlano chiaro. Il proiettile è entrato frontalmente, nella zona dell’emitorace sinistro, e poi è uscito da dietro, all’altezza della regione lombare, provocando lesioni agli organi interni che sono state fatali al ragazzo.
L’ipotesi – per ora di questo si tratta – dovrà essere confermata dagli inquirenti. Ma, da questi primi risultati, sono due le conclusioni che si possono trarre: la prima è che, quando è stato sparato, Davide non stava scappando, ma era a terra. Una circostanza che si deduce dal percorso compiuto dal proiettile all’interno del corpo; la seconda è che il colpo è partito quando il ragazzo mostrava il volto al carabiniere, quindi era presumibilmente sdraiato sull’asfalto, supino. Dettagli che per il momento non aiutano a stabilire l’intenzionalità o l’accidentalità dello sparo da parte del carabiniere.
Il militare 32enne intanto continua a sostenere la propria versione dei fatti, quella del colpo accidentale, che sarebbe esploso mentre, tenendo la pistola nella destra, cercava con la sinistra di trattenere Salvatore Triunfo, “il ragazzo con il giubbino rosso”. Una versione smentita però, durante l’interrogatorio, dallo stesso Triunfo. Ieri sono arrivate le scuse del carabiniere alla famiglia di Davide. “Chiedo perdono, è stato un terribile incidente” ha dichiarato. Ma restano i dubbi, e sono in molti, al Rione Traiano, a non credere alle sue parole.
Ieri l’ennesimo corteo spontaneo di amici e conoscenti di Davide ha raggiunto la caserma Pastrengo, sede del comando provinciale dei carabinieri di Napoli, nei pressi di piazza Monteoliveto. Il comandante Marco Minicucci ha raggiunto l’esterno della caserma per incontrare i manifestanti, togliendosi il cappello in segno di lutto per la morte del ragazzo. Un gesto che è stato molto apprezzato dai manifestanti, e che potrebbe essere un primo, simbolico passo verso la riconciliazione tra un popolo bistrattato e arrabbiato e coloro i quali dovrebbero proteggerlo: l’Arma dei Carabinieri.
Dubbi restano anche sulla presenza del latitante Arturo Equabile sullo scooter sul quale viaggiava Davide quella notte. A smentire questa ipotesi sia le dichiarazioni di Enzo Ambrosio, che ha affermato di essere lui il “fuggiasco” scambiato per il latitante, e poi le dichiarazioni dello stesso Equabile, che in un’intervista al Fatto Quotidiano racconta: “Un’ora prima del fatto sono venuti i carabinieri nella casa dove stavo. Gridavano ‘Apri bastardo, tanto lo sappiamo che sei lì’. Ho avuto paura e sono scappato in un’altra casa. Dopo tre quarti d’ora ho saputo della sparatoria”. Equabile ha anche affermato di volersi costituire, in memoria e in segno di rispetto per Davide, ma ha paura. “Non voglio fare la fine di Cucchi. Sono ricercato per un furto che non ho commesso“ afferma. “E i carabinieri ce l’hanno con me perché non riescono a prendermi”.
This post was published on Set 10, 2014 14:10
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