Il dato che emerge chiaramente dalle elezioni spagnole del fine settimana è chiaro: piuttosto che di svolta a sinistra si dovrebbe parlare di spinta dal basso. In tutto il paese le formazioni politiche che fanno capo a Podemos hanno ottenuto buoni risultati anche se forse al di sotto delle aspettative. Il PP, partito popolare al governo nazionale, è stato punito dagli elettori anche se rimane il partito più votato. Siamo in presenza di una forte frammentazione degli schieramenti politici e della necessità di scendere a patti e cercare alleanze, qualcosa a cui gli spagnoli non sono politicamente abituati in quanto quasi sempre governati da maggioranze assolute sia a livello locale che nazionale. L’ex premier socialista Felipe Gonzalez ha addirittura affermato che in questo momento in Spagna si è creata una “situazione italiana senza italiani” riferendosi alla necessità di scendere a compromessi.
Queste elezioni rompono gli schemi. Sicuramente il risultato più importante l’ha ottenuto il prossimo nuovo sindaco di Barcellona Ada Colau con la sua formazione Barcelona en Comù una lista civica che raggruppa Guanyem Barcelona, Podemos, Procés Constituent e Iniciativa per Catalunya Verds – Esquerra Unida i Alternativa, tutte formazioni con impronta di sinistra che con 11 consiglieri comunali e il 25,2% dei voti supera il sindaco uscente Xavier Trias rappresentate dei democristiani indipendentisti di CIU che raggiungono il 22.7%. Per governare la città catalana, il nuovo sindaco dovrà scendere a patti con il PSC, Partito Socialista Catalano, uno dei grandi sconfitti di queste elezioni barcellonesi e l’ERC il partito di sinistra indipendentista. La formazione del governo cittadino sarà importante anche a livello regionale in quanto si terranno con tutta probabilità a fine settembre le nuove elezioni per il governo catalano. Barcelona en Comù non è una formazione dichiaratamente indipendentista ma è favorevole al diritto del popolo catalano di poter scegliere mentre ERC, sinistra repubblicana, sostiene da sempre la via dell’indipendenza e al governo regionale è scesa a patti con il centro destra democristiano per proseguire nel processo verso l’indipendenza. Il sostegno della città di Barcellona sarà fondamentale per le aspirazioni indipendentiste che, in caso contrario, rischierebbe una brusca frenata.
In catalogna i nazionalisti democristiani di centro destra, CIU, sono il partito più votato con il 21.52% anche se rispetto alle precedenti elezioni del 2011 hanno perso oltre centomila votanti in quanto avevano totalizzato un 27.12%. Anche il secondo partito, il PSC, partito socialista catalano, ha perso voti passando dal 25.14% del 2011 al 17.06% anche se ha mantenuto il potere nella maggior parte dei comuni che formano l’area metropolitana barcellonese e nelle città di Tarragona e Lleida. Il PP, partito popolare, spagnolista, perde voti a favore della formazione Ciudadanos che passa dall’ 1.22% a 7.43%. Gli indipendentisti di sinistra dell’ ERC passano da 8.98% a 16.4% e un buon risultato lo ottiene anche l’altra formazione indipendentista di sinistra, la CUP da 2.16% a 7.14%. ICV (gli ecosocialisti) passa dall’ 8.43% all’ 11.8% ma all’interno della formazione ENTESA che raggruppa vari movimenti e partiti di sinistra tra cui quelli che fanno capo a Podemos e Barcelona en Comù di Ada Colau.
Il nuovo sindaco di Barcellona è l’ex portavoce del PAH, la piattaforma vittime del mutuo ed è da sempre attivista nei movimenti civici e legata all’esperienza degli Indignados.
La notorietà l’ha raggiunta proprio attraverso la PAH e le lotte a difesa dei cittadini che hanno perso la casa a causa dei mutui rilasciati troppo facilmente nel periodo del boom economico spagnolo e alla conseguente impossibilità di pagare. Intere famiglie si sono ritrovate improvvisamente cacciate dalla proprie case e con l’obbligo di continuare a pagare i debiti contratti con le banche perché la legge spagnola prevede il pagamento fino all’estinzione di tutte le rate. Si perde la casa, ma si continua a pagare il debito. È proprio per fronteggiare questa drammatica situazione che nasce il PAH e Ada Colau ne è una delle più importanti esponenti. Sempre a difesa del cittadino, viene più volte denunciata e la sua foto mentre viene trascinata dalla polizia sta facendo il giro del mondo. La PAH ha raccolto oltre un milione di firme per presentare in parlamento un’iniziativa di legge popolare in modo da ridiscutere la materia, ma è stata bloccata dal governo del premier Rajoy.
Carismatica, semplice e attivista, in poco tempo Ada Colau è diventata il punto di riferimento dei movimenti barcellonesi nati dall’esperienza degli Indignados. In pochi mesi è riuscita a costruire una lista civica sostenuta da Podemos, dagli ecosocialisti di ICV, dalla formazione di sinistra di Izquierda Unida e da diversi movimenti cittadini nati dal basso. Il programma elettorale presentato dalla lista Barcelona en Comù è ricco e ambizioso e si caratterizza per la lotta alla corruzione e per politiche fortemente sociali e ambientaliste. Un programma che ora dovrà essere realizzato scendendo a patti con le altre formazioni. Questa è la nuova sfida del Davide che ha sconfitto Golia – sono le parole della stessa Colau – che partito dal basso, ora si trova lassù per dare speranza e realizzare un cambiamento che molti a Barcellona, ma anche in Spagna e in Europa stanno aspettando.
Marco Rossano
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