Non c’è che dire, per il sindaco Luigi De Magistris è proprio un periodaccio. La condanna a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio quando era pm a Catanzaro ha quasi completamente atterrato l’uomo (e il politico) già fortemente vessato dall’ingrato, eppure mai rinnegato, compito di fare il sindaco in una città difficile come Napoli. L’ultima batosta è arrivata ieri, con la consegna del tapiro d’oro, il trofeo satirico riservato ai personaggi pubblici che, per un motivo o per un altro, sono finiti in modi poco lusinghieri sotto i riflettori della cronaca, e hanno motivo di sentirsi depressi o in colpa. Ma il sindaco di Napoli in colpa non si sente affatto; e anche davanti alle telecamere di Striscia ribadisce la sua innocenza.
Luigi De Magistris è un guerriero; e, una volta sciolto il breve silenzio stampa seguito alla notizia della condanna, ha subito intrapreso una linea dura, che preannuncia battaglia. “Non mi dimetto” sono state le prime parole del sindaco, che non ci sta a farsi fregare da quello che sembra a tutti gli effetti un complotto, ordito non si sa bene da chi, per destituirlo e mandarlo a casa, addirittura, ipotizza qualcuno, per farlo fuori in senso fisico. Ma De Magistris non ha nessuna intenzione di mostrarsi morbido o vulnerabile, anzi. La sua prima mossa è stata quella di passare immediatamente al contrattacco, rilasciando una lunga intervista in esclusiva all’Espresso, in cui emergono interessanti dettagli circa i suoi rapporti con uomini che erano allora e sono tuttora potenti.
Come Giorgio Napolitano, che secondo il sindaco sarebbe stato “protagonista di ingiustizie profonde nei miei confronti quando ero magistrato”. Per non parlare di Chiaravalloti, le cui intercettazioni telefoniche gridano vendetta a ogni parola. De Magistris aveva già parlato dei “soliti poteri forti” e di “stato putrido e corrotto”, e oggi più che mai conferma quanto detto in tempi meno sospetti. Addirittura promette di cantare, di raccontare tutto, di fare i nomi e i cognomi di quei “pezzi di Stato significativamente putrefatti e intrisi di corruzione”.
“Ci sono verbali” dichiara De Magistris all’Espresso “che io ho rilasciato all’autorità giudiziaria, alcuni sono pubblici, sono stati resi noti, altri no; il mio impegno nelle prossime ore e di svelarli tutti. Io credo di aver messo le mani in qualcosa di molto grande, non solo molto più grande di me. Non mi sono reso conto di quanto fossero grandi e di come molte delle persone implicate siano ancora oggi in posizioni apicali nelle istituzioni della Repubblica Italiana”.
Insomma, se vorranno la guerra, l’avranno: sembra questo lo spirito con cui il sindaco si approccia alla battaglia, una battaglia ancor più subdola perché sommersa, una guerra “del dubbio, della delegittimazione, della calunnia”. Ma Luigi De Magistris è pronto a tutto. “Se anche dovessero sospendermi, non mi dimetto. Farò il sindaco di strada, in mezzo alla gente”. Anche perché, spiega, “mi sono già dimesso da magistrato, e attualmente non ho lavoro; se vengo sospeso sarò un disoccupato, dovrò inventarmi di che vivere”. Luigi De Magistris sa che potrebbe perdere tutto. Ma sa anche che è proprio quando non si ha più niente da perdere che si diventa davvero pericolosi per il nemico.
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