Il governo Renzi vuol liberarsi dello scomodo sindaco? Il caso De Magistris è un caso di intromissione del potere esecutivo in quello giudiziario?
In un nostro articolo precedente avevamo ricordato che quando nella vita democratica di una nazione si scorgono persone che legano la loro prassi politica al giustizialismo, al disperato tentativo di aggrapparsi a una moralità normativa e del dovere che lascia poco spazio agli altri e, molte volte, rischia di divenire paranoica, i partiti egemoni danno di matto e urlano contro l’intransigenza senza proporre reali alternative. Questo è il caso De Luca e le insofferenze del PD nei confronti del sindaco di Salerno, il quale tra i suoi meriti conta quello di aver stravolto, e in meglio, il volto della città, correndo il rischio di dire no quando si doveva pur scontentando “signorotti del luogo”.
Da Cofferati a De Luca passando per De Magistris, tutti contro gli sceriffi della politica
De Luca purtroppo, proprio perché intransigente e giustizialista, non è gradito al PD, il quale, da quanto appare, lo ritiene scomodo, un personaggio ingombrante che oscura gli altri profili, tra cui i renziani e i bassoliniani. Matteo Orfini, presidente del PD considera l’intransigenza di De Luca una operazione che lede l’immagine dei Democratici, o almeno che mette a rischio la possibilità, per niente certa, della vittoria del Partito Democratico nella conquista del governo della Regione Campania. Questa operazione mette a rischio il PD Campania e aumenta il rischio che perduri un governo di Centrodestra.
Quasi volendo vedere un precedente in tempi non sospetti, il caso De Luca sembra assomigliare al caso di Cofferati, lo “sceriffo di Bologna” che fece molto bene per la collettività, ma disturbò anche lui interessi economici non indifferenti. Cofferati applicò l’esperienza sindacale alla politica comunale e, con intransigenza, lottava per lo stato e i lavoratori. Con De Luca, soprannominato con l’appellativo di “sceriffo di Salerno”, sembra accadere la stessa cosa e gli stessi antagonismi.
Lo stesso accade ora a Napoli e a Roma con il sindaco De Magistris che per aver scontentato qualcuno o per essersi messo di traverso nei confronti di un sospetto conflitto di interessi tra il PD, Renzi e gli amici degli amici (come ad esempio nel caso Bagnoli), si sta esagerando nel tentativo, ormai esplicito, di boicottaggio dell’elezione di De Magistris al Comune di Napoli. Ne è una chiara conferma la sospetta intromissione dell’esecutivo nazionale nel potere giudiziario, operazione non consentita dalla costituzione e per cui i tre poteri (quello esecutivo, legislativo e giudiziario) devono mantenersi indipendenti l’uno dall’altro; e infatti al 20 novembre è fissata la terza sezione del Consiglio di Stato che dovrà decidere in merito all’appello presentato dal governo Renzi (PD) contro la scelta del Tribunale amministrativo della Regione Campania di accogliere il ricorso depositato da De Magistris contro la sospensione dalla carica di primo cittadino effettuata dalla Prefettura di Napoli.
Sembra che se dovesse andare in rigetto la richiesta del governo nazionale fallirà anche l’operazione contro De Luca e tutti coloro che si oppongono al potere della grande industria e della criminalità dei colletti bianchi. Come giustamente ha sottolineato anche Il Mattino questa insofferenza del Governo ha un valore politico più che giuridico e, probabilmente, economico-politico.
Pur considerando la valenza spesse volte delirante del sindaco di Napoli, non si può non rimanere spaesati e sospettosi di fronte alla più che probabile possibilità che i ricorsi giuridici, una volta contestualizzati nell’orizzonte di senso che lega Renzi, Bagnoli, De Luca, Grande industria, cemento, si ammantano di una luce ambigua, sospetta.
Il berlusconismo renziano e la Grande industria contro De Magistris
Secondo De Magistris quello di Alfano, ministro del governo tecnico con a capo Renzi, rimane “un appello curioso perché mira esclusivamente a togliere il sindaco di Napoli dalla poltrona“; e come se non bastasse De Magistris rincara la dose promuovendo una catena di associazioni dicendo che “commissariare il sindaco di Napoli attraverso Bagnoli è un’operazione indecente sul piano morale, politico e istituzionale su cui daremo battaglia“, ovvero tentare di mandar via un elemento non favorevole alle speculazioni in atto su Bagnoli e che ad esempio legano Renzi e il cemento dei Caltagirone, non solo è immorale, ma obbedisce a un determinato e fosco progetto politico.