De Magistris e Vendola: il partito meridionalista anti-Renzi

Il patto è siglato: De Magistris si schiera con Vendola per contrastare il berlusconismo renziano. In politica, come nella vita, vince la dura legge del compromesso

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Luigi De Magistris e Nichi Vendola. La strana coppia, ma in effetti poi neanche tanto. In fondo, il loro accordo era nell’aria, e così è stato. Il sindaco di Napoli e il leader di  Sel hanno siglato ieri un patto di alleanza all’ombra del Vesuvio. Scurdammece o passato, recita il detto. E De Magistris e Vendola sono pronti a dimenticare i loro piccoli screzi (per esempio il fatto che Vendola non abbia appoggiato, illo tempore, il movimento arancione e la candidatura di De Magistris a sindaco di Napoli), e a unire le loro forze, per raggiungere un “bene superiore” e lottare contro un nemico comune.

De Magistris e Vendola insieme per fondare un partito meridionalista anti-Renzi

Il bene superiore è un nuovo partito “meridionalista di ispirazione gramsciana”, come l’ha definito De Magistris, pronto a rappresentare una alternativa politica sia alla destra che alla sinistra. Il nemico comune si chiama Matteo Renzi, pericoloso figlio di Berlusconi a cui segare le gambe prima che il suo potere diventi troppo forte per essere contrastato. Si comincia dalle elezioni regionali in Campania, a cui De Magistris e Vendola si presenteranno insieme. L’hanno deciso questo weekend, incontrandosi a Napoli in occasione della partecipazione di Vendola all’assemblea regionale di Sinistra Ecologia e Libertà.

Per siglare l’accordo è bastato un abbraccio e una stretta di mano, come si faceva un tempo tra gentiluomini. C’è entusiasmo da entrambe le parti per quest’alleanza, che potrebbe andare ben oltre le elezioni regionali, guardare alla politica nazionale e provare a minare alla base l’egemonia renziana. L’accordo conviene a tutt’e due le parti: a Sel, che acquisterà peso, potere e rilevanza all’interno del consiglio comunale di Napoli (manovra che costerà probabilmente la testa dell’assessore all’Immagine Monia Aliberti); e a De Magistris, che uscirà così dall’isolamento politico in cui si è relegato, un po’ per scelta un po’ per necessità, in questi anni da sindaco.

Per approfondire: Comune, a rischio la poltrona dell’assessore alla comunicazione Monia Aliberti

La dura legge dei compromessi (politici)

Le scelte “autonome” purtroppo non hanno giovato all’amministrazione De Magistris. Il sindaco ha abbandonato la romantica idea di lottare da solo contro tutti, perché la politica è un mestiere fatto di alleanze e compromessi, in cui è chi ha più agganci a vincere. La lezione, il sindaco De Magistris l’ha imparata fin troppo bene, e a sue spese, in consiglio comunale, dove si trova quotidianamente a fare i conti con una maggioranza traballante. L’alleanza con Sel, che ora siede sui banchi dell’opposizione ma che presto entrerà a far parte della maggioranza, permetterà al sindaco di Napoli di concludere più serenamente il suo mandato; ma non è tutto. Con la scelta di Vendola come alleato de Magistris troverà anche l’appoggio necessario a contrastare le politiche “berlusconiste” di Renzi: il Jobs Act, lo Sblocca Italia, la manovra di bilancio. Scelte del Premier che né De Magistris né Sel condividono.

De Magistris e Renzi: storia di una delusione

E pensare che, appena pochi mesi fa, a giugno 2014, De Magistris ipotizzava la possibilità di schierarsi con Renzi e “entrare” nel Pd. Lo disse chiaramente in una intervista rilasciata al Mattino. A sentire le parole di elogio pronunciate allora dal primo cittadino partenopeo nei confronti del premier Renzi sembra  quasi che il sindaco stesse parlando di un’altra persona. “È un sindaco, una persona concreta. E poi dà speranza, lancia ponti verso il futuro: ha passione politica, vivaddio. Io ho un grande rispetto per il Pd. Renzi può trasformarlo in un grande movimento di tipo laburista, aperto a certe istanze di indipendentismo, di cultura autonoma, di scelte di ispirazione radicale: un grande partito dove le differenze rappresentano una ricchezza, quello per il quale il Pd era nato e del quale nel Paese c’è grande bisogno”.

Bagnoli: il pomo della discordia tra De Magistris e Renzi

Insomma, Matteo Renzi è stato proprio una grande delusione per De Magistris. Non c’è dubbio che il principale pomo della discordia sia stato l’affare Bagnoli, che ha definitivamente incenerito la nascente simpatia tra i due. Come un flirt naufragato nel mare magnum degli interessi politici (ed economici). De Magistris non ha gradito la scelta, peraltro irremovibile, di Renzi, di far fuori il Comune dalla questione Bagnoli. Una scelta, quella del commissariamento, che, insieme al Comune, taglia  fuori i cittadini dall’affare Bagnoli, e che De Magistris, populista fino al midollo (nel senso buono del termine) non avrebbe mai potuto accettare.

Per approfondire: Ancora scontro politico su Bagnoli. De Magistris contro Renzi (e Caldoro)

Su Bagnoli Vendola è d’accordo con De Magistris, ma sulla sua vena populista no. Il segretario di Sel l’ha detto chiaramente: “De Magistris è un personaggio rilevante e interessante, ma deve liberarsi dell’ipoteca del populismo: non è su quel terreno che si può governare”. Cosa significherà poi per Vendola “liberarsi dell’ipoteca del populismo”, e quanto De Magistris sarà disposto a cedere ai compromessi di cui sopra, e su un aspetto centrale del suo modo di fare politica, quello che probabilmente gli ha assicurato la stessa vittoria alle elezioni, lo vedremo.

A Roma contro il Pd, in Campania con il Pd

Intanto, il neonato asse De Magistris – Vendola si trova a dover risolvere un problema  più pressante: scegliere se allearsi o no con il Pd in previsione delle Regionali. Perché se è vero che a livello nazionale sia Sel che De Magistris condannano il “berlusconismo renziano”, è pur vero che la forza e il radicamento del Pd in Campania non possono essere ignorati, né tantomeno presi sottogamba. Si tratta, ancora una volta, di fare una scelta tattica: da un lato c’è la coerenza, dall’altro la tentazione di accaparrarsi, alleandosi con il Pd campano, il controllo su una regione che è un importante bacino di voti, contrastando allo stesso tempo il nocivo “caldorismo”. Sull’argomento Vendola è apparso cauto: “I democratici in consiglio regionale non si sono distinti come alternativa a Caldoro. Il compito del Pd è convergere con altre forze democratiche. Insieme possiamo trovare la migliore opzione di governo al caldorismo. Ma, attenzione, l’alleanza col Pd è una scelta possibile, non è un destino segnato, né ce lo ha detto il medico”.

Gennaro Migliore: Vendola e De Magistris punteranno su di lui?

Se questa larga intesa si dovesse fare, il nome “designato” potrebbe essere quello di Gennaro Migliore, ex delfino di Vendola poi migrato al Pd. Lo stesso Vendola potrebbe proporlo, chiedendo al contempo a Renzi di rinunciare in Campania alle primarie Pd, rivelatesi un fallimento su tutti i fronti. Probabilmente novità arriveranno già oggi, all’assemblea nazionale del Pd. Per capire invece quanto quest’asse Vendola – De Magistris riuscirà a portare di buono e quanto riuscirà a intercettare quella fetta di popolazione italiana delusa dal renzismo, bisognerà aspettare ancora.

Certo l’idea che un neonato asse politico che si definisce meridionalista e di sinistra debba e possa fare accordi con lo stesso Pd che vorrebbe scalzare dal potere, non è entusiasmante. Ironia della sorte, direbbe qualcuno. E anche: necessità dei compromessi, come dicevamo prima. A quanto pare bisogna davvero rassegnarsi. Anche De Magistris l’ha capito. In politica, come nella vita, correre da soli non funziona.

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