“Degas, il ritorno a Napoli” celebra per la prima volta il legame tra il pittore e la città, con una selezione di opere nel Complesso di San Domenico Maggiore.
Un impressionista atipico influenzato dalle atmosfere di luce e calore della Napoli di metà Ottocento e dalla sua gente umile, un uomo che esplorò le diverse vie dell’arte utilizzando le prime ‘tracce’ della fotografia come indagine psicologica di volti e personaggi. Il francese Edgar Degas (1834-1917) fu pittore e scultore ma anche esploratore di forme espressive (disegni, studi preparatori, incisioni tra monotipi, litografie e xilografie) e dal 14 gennaio Napoli – fondamentale tappa della sua vita artistica – gli dedica una mostra con più di una settantina di sue opere su circa 200 in esposizione anche di altri artisti. Realizzata da Navigare srl in collaborazione con il Comune è curata da Vincenzo Sanfo.
Fino al 10 aprile, ‘Degas, il ritorno a Napoli’ celebra per la prima volta quel legame, con una selezione di opere nel Complesso di S.Domenico Maggiore, a pochi passi da Palazzo Pignatelli di Monteleone, residenza del nonno paterno e di parte della famiglia (Palazzo Degas). La mostra è divisa in tre aree tematiche. La prima ricostruisce le atmosfere della Napoli della seconda metà dell’Ottocento, con immagini storiche e l’analisi del ritratto del nonno, primo importante dipinto realizzato a Napoli, e quello della famiglia Bellelli, suoi parenti, proposti in riproduzione multimediale. Nella seconda, dedicata ai temi dell’arte di Degas – ballerine, prostitute, cavalli da corsa e café-chantant – una galleria di disegni, studi preparatori, incisioni tra monotipi, litografie e xilografie, e 3 sculture in bronzo.
Accanto alla produzione di disegni e incisioni (La maison Tellier e La Famille Cardinal e, in facsimile, il Carnet di disegni per Ludovic Halévy), vi sono altri celebri artisti. Degas fu misogino, ha spiegato Sanfo, con pochi amici veri, pronto a litigare con altri impressionisti per difendere un artista emarginato, ‘rapito’ dal mondo della ‘case chiuse’ nelle quali, dietro il piacere, vi erano storie drammatiche. La terza area riguarda aspetti più mondani della sua vita, le frequentazioni con artisti e gli anni tormentati della sua esistenza minata dalla cecità. In mostra, infine, 34 sue fotografie.