Lo spiaggiamento dei cetacei è un evento che accade quando un cetaceo o un gruppo di cetacei si smarrisce per varie cause e va ad arenarsi sulla spiaggia dove spesso muore per disidratazione, per l’impossibilità di sopportare il proprio peso oppure perché l’alta marea copre lo sfiatatoio.
Ecco, è questa la chiave di lettura di questo evento drammatico che ha visto protagonisti 157 giovani russi che, aderendo a un gioco on line, hanno concluso con la morte cercata la propria solitaria e smarrita esistenza.
Certo, non vi è dubbio che l’ideatore di una tale tragica rappresentazione abbia delle responsabilità gravi, prima tra tutte quella di aver risposto con l’illusione e la falsa attenzione ai bisogni di questi adolescenti caduti in pieno nella fallace rete che gli è stata tesa. Qui, però, non si vuole fare un processo alle intenzioni e alle azioni, quanto dichiarare e denunciare la crisi di una società in cui gli adolescenti non sono al centro della cura e delle attenzioni, ma restano da soli a cercare una strada per un’indefinta meta come uccelli migratori o cetacei che abbiano smarrito la rotta.
Qui si vuole, con forza, affermare il diritto all’ascolto di tanti adolescenti che vivono esistenze allo sbando, coccolati fino all’inverosilmile, viziati, ma poi abbandonati dinanzi alle scelte essenziali del loro momento di crescita: non di cose hanno bisogno i ragazzi, ma di persone… di persone in ascolto. Di persone, cioè, che non li sostituiscano ma li ascoltino e li guidino nel comprendere quella fiamma che cresce dentro di loro e che, troppo spesso, li brucia senza avere avuto il tempo di ardere.
Paradossalmente, ma verosimilmente, la “balena blu” diviene la metafora di una sconfinata solitudine che si trasforma in desiderio di morte, in scelta di morte, in azione di morte.
Adolescenti smarriti che vagano alla deriva senza forse neanche più cercare un porto sicuro; adolescenti incapaci di sostenere il peso del loro vuoto e impossibilitati a dissetarsi alla fonte delle meravigliose novità che non percepiscono di avere in seno… adolescenti che provano il desiderio di morte.
Non è semplice parlare di morte, poiché per comprenderla davvero bisognerebbe comprendere che cosa sia la vita.
“Desiderio di morte”, come quello che opprime chiunque si trovi di fronte a una paura che non riesce a sconfiggere; in questo caso: la paura di vivere.
Spegnersi nella visione di sé, ecco la morte. Tacere dinanzi alle proprie responsabilità nell’omertà della morte, perché l’omertà è la morte dell’anima.
La morte diviene accoglienza per chi resta inascoltato, per chi vaga come un’ombra nella sua vita senza senso né direzione.
Questa è la morte, quella che risponde alla mancanza di una vita che non sia che un attimo da consumare con violenza e fragore.
La vita, però, non è un attimo eterno, essa scivola via in tempi e modi che sfuggono spesso alla comprensione; eppure, quell’attimo che si spegne non vissuto e senza scoperta, è un istante perduto, abbandonato sul ciglio della strada senza che qualcuno si volti indietro a guardarlo o lo prenda per mano per portarlo con sé.
Riscoprire l’amore per la vita, l’attaccamento, la passione; imparare a conquistare la vita scoprendo di appartenerle e di esserne parte; indurre i ragazzi all’amore per la vita affinché scelgano di “non morire” perché la loro vita è un valore imprescindibile… questa è la vita.
Amare la vita con la vita e non con le vuote parole spesso moralisteggianti e i silenzi, le accuse e i giudizi cui spesso gli adolescenti sono sopposti.
Amare la vita con la vita, cioè con la testimonianza del proprio amore per la vita, perché di testimoni hanno bisogno i ragazzi.
Amare la vita perché vedono che gli adulti la amano, la condividono, la scelgono con gioia nonostante i limiti e le difficoltà. Amare la vita per fare la differenza, perché si sbaglia nella vita, si cade e ci si rialza, ma si continua a crescere.
Amare la vita perché è nel segno della vita che si cerca e si trova l’altro. Amare la vita perché non si è soli e, se anche si smarrisce la rotta, in tanti sono quelli che non abbandonano e cercano e trovano le anime sperdute che crollano sotto il peso della loro solitudine.
Questo bisognerebbe testimoniare agli adolescenti: sii contento di scoprirti debole e di poterlo manifestare. Non permettere mai che le situazioni temporanee disturbino la tua voglia di crescere e il tuo bisogno di vivere, ma usale come trampolino verso nuovi orizzonti.
Questo bisognerebbe dire e, soprattutto, bisognerebbe esserci…
di Loredana De Vita