Di Lauro liberi: Roberto Saviano si indigna con i napoletani

Roberto Saviano si indigna con Napoli che non si ribella alla questione dei Di Lauro liberi dal carcere: "Non ci sono riunioni come quelle contro di me"

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Di Lauro liberi: Roberto Saviano si indigna con i napoletani

Ciro e Vincenzo di Lauro, figli del boss Paolo Di Lauro, hanno scontato la loro pena di otto e dieci anni di reclusione per associazione a delinquere aggravati dal metodo mafioso e sono adesso usciti dal carcere. Roberto Saviano reagisce alla notizia con fare polemico e si domanda: “I napoletani che hanno manifestato contro di me, faranno lo stesso per ribellarsi ai Di Lauro?“.

Di Lauro liberi: ecco il messaggio di Roberto Saviano su Facebook

“I figli di Paolo Di Lauro, Ciro e Vincenzo, hanno scontato la loro pena per associazione per delinquere di stampo mafioso e sono tornati in libertà.
Mi domando come Napoli li avrà accolti. Qualcuno avrà tappezzato la città di manifesti come quelli che circolavano quando andò in onda Gomorra La Serie?
A Scampia ci saranno state riunioni e manifesti come quelli che furono fatti contro di me? Qualcuno avrà scritto “SCAMPIAmoci dai Di Lauro”? Si tratta di uomini che hanno partecipato attivamente alla struttura del clan, che hanno scontato la loro pena, una pena pesantissima. C’è stata qualche fiaccolata contro il loro potere?
Mi farebbe piacere se ci fossero testimonianze di questo tipo, testimonianze che la stampa non ha riportato.
Da anni subisco l’orrida accusa di diffamare Napoli, di aver fatto soldi diffamando Napoli. Ma guadagnare dal proprio lavoro non è un crimine. Spacciare, uccidere, arruolare ragazzi, condizionare la vita di interi quartieri, avvelenare l’esistenza della maggioranza delle persone – persone per bene – invece lo è. È un crimine.
Spero di essere smentito. Spero che presto mi arrivino fotografie di manifesti contro il clan Di Lauro, spero che mi arrivi voce che a Scampia ci si riunisce non solo per “scamparsi” da Saviano, ma anche per capire come affrontare l’emergenza, molto più grave, di un clan che si sta lentamente ricomponendo”.

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