Diario di Bordo
Greece Survey, censimento mammiferi marini in acque greche
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Oceanus ancora in Grecia rigorosamente lontano dalla stagione turistica, quella silenziosa e discreta che assaporiamo da anni durante i nostri censimenti di mammiferi marini. Questa volta siamo partiti da Lefkada, a bordo di catamarano a vela per una nuova edizione del “Greece Survey” approdando, dopo un mese, ad Atene dopo aver coperto più di 500 miglia nautiche, raccolto dati e collezionato diversi avvistamenti.
Questa edizione è stata contrassegnata dai capricci del meteo che ci hanno spinto a navigare dal Mar Ionio fino alle isole del Mar Egeo in un’avventurosa fuga dalla bassa pressione regalandoci indimenticabili giornate di vela con raffiche fino 7 Beaufort.
Lefkada, quarta isola delle Ionie in ordine di grandezza, è stata il primo “port of call” per il nostro staff a bordo del Tethys, un catamarano che vanta 43.5 piedi e più di 14mila miglia nautiche veleggiate con gli uomini di Oceanus nel progetto “Delphinus Survey” da Atene a Capo Verde e numerose altre spedizioni in Mediterraneo.
Un tempo Lefkada era, in realtà, collegata alla terraferma da uno stretto istmo, nel VIII secolo a.C. gli invasori corinzi scavarono un canale. Oggi l’isola si ricongiunge alla terraferma per mezzo di un ponte mobile di 50 metri. La zona a levante di Lefkada e Cefalonia, offre un discreto ridosso dalla brezza dominante di Nord Ovest dello Ionio orientale, lasciando peraltro buone possibilità di navigare a vela con venti pomeridiani assai invitanti che, nel canale tra Lefkada e Itaca, arrivano a toccare i 20 nodi. La costa continentale greca, limita poi l’influenza delle correnti dal primo e secondo quadrante.
Facile anche comprendere come il mito stesso della navigazione – Ulisse e la sua Itaca – siano collocati da queste parti. Ed è qui, infatti ad Itaca “la pietrosa Itaca” che risulta verosimile quanto l’epica omerica ci ha tramandato. Ovvero che da quest’isola ricca di sicure insenature un marinaio-guerriero abbia preso il mare spinto dai venti favorevoli del Nord Ovest, per dirigere verso Capo Maleas, l’Egeo e, con il favore degli dei e di altri venti settentrionali, arrivare fino a Troia.
Qui a Itaca, a Vathi, abbiamo trascorso la prima notte del nostro viaggio fra la suggestione e gli echi di una storia antica più di 1.300 anni prima di Cristo, qui dove ha avuto inizio il mito stesso del navigar per mare.
L’indomani da Itaca abbiamo puntato, contro vento, bordeggiando, Patrasso, il nostro secondo porto d’imbarco. Qui in banchina ad aspettarci i nostri preziosi volontari: Marta, studentessa madrilena di scienze Ambientali e Breena, biologa marina dell’Alaska, le due brillanti ed entusiaste ragazze completano la cosmopolita crew di Oceanus partita da Lefkada con Dimitri, Erietta e Nikos.
Patrasso capoluogo dell’Acaia è la terza città più importante del paese nonché il principale porto commerciale di tutto il Peloponneso. Situata alle pendici del monte Panachaikòn. Fondata dagli Achei in seguito fu conquistata dai Turchi prima e dai Veneziani successivamente, ottenne l’indipendenza nel 1829, quando i Francesi espugnarono la fortezza saldamente tenuta dai Turco-Albanesi.
Da Patrasso, pescando vento da est abbiamo raggiunto e pernottato a Messologhi, un’incantevole laguna sospesa e nascosta nel tempo, per poi ripartire alla volta del Mar Ionio rotta su Egia Efimia, Cefalonia, numerose sono state le tartarughe avvistate, Caretta caretta, lungo la navigazione.
Da Cefalonia, di buon ora, con bonaccia, abbiamo ripreso il nostro censimento con rotta sul golfo di Corinto, transitato sotto l’imponente ponte Rio Antirio, ci siamo fermati a Nafpaktos che accoglie gli uomini dal mare con il suo splendido castello veneziano e l’antico porto che ci ha cullato nella notte.
L’indomani abbiamo attraversato il golfo da costa a costa, formando triangoli più o meno acuti in prossimità delle batimetriche più profonde, cercando, senza successo, un gruppo di delfinidi stanziali molto nutrito che spesso, nelle precedenti spedizioni, abbiamo censito ed osservato. Dopo un tramonto velato da nubi cariche di pioggia, issato a bordo l’idrofono, siamo rientrati a terra, nella marina di Eghion, città con una storia antichissima e la singolare chiesa della Panaghia Tripiti costruita nella roccia, affiancata da stupende spiagge di ciottoli.
Questa è la città del nostro capitano e caro amico Dimitri che ci ha accolto e custoditi nel suo porto per tre giorni in attesa che la pioggia e il vento cessassero.
Giorni trascorsi a studiare il meteo, scrutare il cielo e interrogare i pescatori sui loro ultimi avvistamenti di delfini. La perturbazione non avrebbe concesso tregua e con essa il forte moto ondoso non avrebbe concesso alcun avvistamento; da qui la decisione di lasciare il Tethys ormeggiato nella marina di Eghion e raggiungere via terra Atene per proseguire la spedizione a bordo di Oceanus, un catamarano di 47 piedi, nelle acque del Mar Egeo.
Il viaggio in auto con tutto l’equipaggiamento al seguito, compresi i pesanti e ingombranti 100 metri di idrofono, è stato ben accolto e sopportato dai ragazzi della crew che hanno reagito con entusiasmo e senso di avventura. Abbiamo raggiunto Atene con un occhio sempre rivolto al cielo a studiare corpi nuvolosi, direzione e intensità del vento, pressione barometrica. Il meteo ha accompagnato anche la cena trascorsa tra nuovi e vecchi amici che ci hanno accolto ad Atene, le voci e le poche conferme dai siti meteorologici prevedevano burrasca.
Oceanus è una barca solida dal design aggressivo che conosciamo bene, a bordo abbiamo navigato lungo le tratte atlantiche e mediterranee nel progetto “Around Europe” veleggiando nell’acque insidiose del Golfo di Biscaglia, attraversato lo stretto di Gibilterra, il canale di Sicilia, lo stretto di Messina, lo stretto di Corinto e raggiunta in fine Atene, coprendo in totale più di 2600 miglia nautiche e collezionando fantastici incontri ed avvistamenti indimenticabili con orche, balenottere, globicefali e tante stenelle.
Di buon mattino, dopo aver dormito sulle voci preoccupanti della sera prima e assopita ormai la nostra fiducia nelle previsioni meteo, da troppi giorni tradita, abbiamo semplicemente alzato gli occhi al cielo, scrutato l’orizzonte e deciso di lasciare la marina, così come era prassi affrontare ogni giorno di mare quando eravamo giù nelle acque dell’arcipelago di Capo Verde dove i “forecast” su internet erano un lusso che non sempre potevamo permetterci.
E così siamo stati l’unica imbarcazione a lasciare il porto. Rotta su Siros. Il Meltemi non si è fatto attendere, ma ha soffiato meno delle previsioni della notte precedente.
La decisione di cambiare area e imbarcazione è stata premiata nei giorni seguenti con bel tempo, ottima visibilità e diversi incontri con piccoli gruppi di delfinidi.
Tuttavia gli avvistamenti non sono stati numerosi come le passate edizioni, causa le condizioni metomarine sfavorevoli. Infatti, per poter scorgere delfini o balene, abbiamo bisogno di non più di 4 Beaufort, ma il mare ci ha concesso comunque l’incanto di piccoli fugaci incontri.
Il catamarano Oceanus ha tenuto il mare come sempre regalando una navigazione gradevole e sicura ai nostri volontari con i suoi 115,6 metri di superficie velica ed equipaggiato con tutti i più moderni strumenti di supporto alle attività scientifiche oltre a quelli di aiuto alla navigazione.
Nella prima giornata di navigazione abbiamo percorso le 80 miglia che separano Atene da Mykonos con vento da nord est che ha soffiato fino a 30 nodi. Superato la punta nord dell’isola di Siros, il vento è calato e siamo stati raggiunti da un gruppo di tre tursiopi adulti che ci hanno accompagnato nella navigazione per qualche miglio surfando le onde di prua.
Giunti in serata a Mykonos e data ancora alla marina nuova di Turlos, siamo stati accolti, come sempre, dal calore della festosa e amichevole comunità italiana.
I giorni seguenti abbiamo effettuato degli ampi triangoli nelle acque antistanti l’isola sul versante est ed avvistato un piccolo gruppo di Stenelle in caccia e per questo non facili da avvicinare.
Da Mykonos, con cielo e mare sereno, ci siamo poi diretti a Kitnos, famosa per le sue sorgenti termali, da li ad Idra una splendida isola che si estende nell’arcipelago Argo Saronicos, situata tra le isole di Poros e Spezes, vicino alla costa della punta orientale del Peloponneso.
L’isola era la destinazione di artisti mondani durante gli anni sessanta ed ha mantenuto tuttora un carattere altamente cosmopolita. Idra è infatti oggi molto popolare con la sua caratteristica marina sempre affollatissima, si ormeggia abitualmente in terza, quarta fila dal pontile.
Sull’isola non è ammesso l’utilizzo di alcuna moto e auto-veicolo regalando ai visitatori un silenzio antico e prezioso. Da Idra pescando un flebile vento da sud-est siamo tornati ad Atene.
Appagati, dopo tanto tempo trascorso in mare, attraversando la trafficata rada di Atene, abbiamo avvistato un ultimo gruppo di tursiopi che suonava come un segno, un saluto al prossimo progetto in acque greche.
Come già detto, gli avvistamenti non sono stati numerosi, quest’anno le condizioni meteo marine sono state spesso proibitive, regalando comunque emozioni uniche, con il vento che ha preso voce e rubato la scena ai delfini, le vele, come sempre, hanno fatto il resto accompagnando il viaggio interiore dell’andar per mare.
A cura di OCEANUS onlus