Presente a Dimaro anche Massimiliano Esposito, ex calciatore di Lazio e Napoli, che ovviamente non poteva sfuggire ai nostri microfoni, con la consueta domanda di rito “Perché qui a seguire il ritiro del Napoli?”: “E’ il secondo anno che vengo, avendo avuto Zeman alla Lazio, il maestro del 4-3-3, l’anno scoro ho così deciso di studiare Sarri, per capire quanto avesse in comune con il tecnico boemo. Un aggiornamento personale serve sempre e c’è solo da imparare”.
Oggi che hai intrapreso anche tu una carriera da allenatore, quale tecnico di colpisce di più in Italia e perché? “Ovviamente Sarri per il gioco espresso e per quello che trasmette ai giocatori. Ma è vero anche che ogni allenatore ha una propria metodologia di gioco, ha dei propri principi, che vengono trasmessi ai giocatori. Poi dopo ci vuole anche un pizzico di fortuna di avere giocatori che recepiscono questi principi nel migliore modo possibile, per poi trasmetterli in campo. Sarri in questo è stato bravissimo. E il suo Napoli lo sta dimostrando appieno”.
Puoi farci un conforto tra il tuo calcio, quello degli anni ’90, con quello di oggi? “Due tipologie di calcio diverse. Quando giocavo io c’erano più campioni. Era un calcio più tecnico e se vogliamo anche più tattico. Oggi ci sono tanti e forse troppi giocatori costruiti. Ma il calcio cambia e oggi va bene così. Poi se ci sono allenatori come Sarri, che riescono da questi calciatori ad ottenere il massimo, allora ben venga”.
Quale dei calciatori oggi del Napoli avresti voluto avere come compagno di squadra: “Credo Hamsik essendo un esterno. Avere un giocatore, come lui, bravo sia di destro che di sinistro, che ti manda in porta, ti fai assist, non è da tutti, anche se io ho avuto la fortuna di giocare con Roberto Baggio, e a quei tempi Marek stava iniziando e forse da lui qualcosa ha imparato”.
Il tuo traguardo più importante e se c’è un pentimento: “Nessun pentimento. Ho solo un dispiacere, quello di essere venuto a Napoli in anni in cui era in caduta libera. Un anno stranissimo perché passammo dal secondo posto a lottare per la salvezza, già la Finale di Coppa Italia persa (anno 96’-97’ – ndr)”.
Il Napoli ha raggiunto la sua dimensione ideale dal punto di vista societario in relazione alla piazza, o può fare un ulteriore step: “Io credo che la piazza e quando dico piazza ci butto dentro società, squadra, tifosi… Vedo qundue una tifoseria napoletana maturata tanto, una delle migliori in Italia e a livello mondiale. Ovviamente si può sempre migliorare”.
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This post was published on Lug 21, 2017 14:03
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