A Pianura, dallo scorso mese di agosto, si stanno di nuovo scaricando abusivamente tonnellate e tonnellate di materiale da parte di ‘ignoti’ peggiorando la situazione del territorio. La discarica di Pianura è non solo composta dalla discarica Difrabi, conosciuta come Pisani, ma da una serie di discariche raccolte e stratificate in quest’area a partire dagli anni ‘50 tra cui spicca quella del cratere Senga che racchiude, nei suoi 28 metri di altezza, circa 840 tonnellate di rifiuti tossici interrati.
Ma torniamo a prima del ’94. All’epoca erano cinque le maggiori discariche attive in Campania: due nel casertano, Castel Volturno e Lo Uttaro, una nel salernitano a Battipaglia, una nel comune di Giugliano, Resit e una a Napoli, nel quartiere di Pianura di proprietà della società Di.Fra.Bi.. Attiva come vi dicevo da metà degli anni ’50, quest’ultima era la più grande delle cinque. Fino al 1996, anno della sua chiusura, vi è stata depositata una quantità di rifiuti che si aggira intorno ai quaranta milioni di metri cubi. Oggigiorno la Difrabi è un autentico pezzo “da museo” che ha molto da raccontare sulla storia dell’economia dei rifiuti in Italia.
Come si legge negli atti ufficiali della Provincia di Napoli nella Pisani sono state trovate e certificate ad oggi:
1) 16 tonnellate di scarti di collante acrilico e 50 tonnellate di morchie di verniciatura della ditta Sicaf di Cuzzagna di Premosello (Novara);
2) 21 tonnellate di fanghi di depurazione e 552 tonnellate di fanghi di verniciatura della Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano);
3) 22 tonnellate di morchie di verniciatura, resine e fanghi dalla provincia di Padova;
4) 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti da Tocco Magico di Roma;
5) 79 tonnellate di rifiuti industriali e 113 tonnellate di polveri di amianto bricchettate dal Centro Stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino);
6) 1106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio dalla Fonderie di Riva di Parabiago (Milano);
7) 800.000 tonnellate dei rifiuti derivanti dalla bonifica dell’area dell’ACNA di Cengio in Piemonte.
L’ingegnere Ennio Italico Armando Noviello, primo ricercatore dell’Istituto di metodologie chimiche del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) definì – nella sua perizia per l’indagine aperta dalla magistratura nel 2009 – l’aria di Pianura “incompatibile con la vita umana a causa della grande quantità di idrocarburi dispersi e della cattiva qualità dell’ossigeno“. Incompatibile con la vita, quindi, entro un raggio di 1500 metri dalla discarica. E un’ affermazione che in uno stato civile avrebbe innescato un dibattito e un attenzione enorme su quell’area e sulle soluzioni possibili, in USA sarebbe nata una reale gara tecnologica di soluzione di quel problema, non fosse altro per l’opportunità di business “positivo” che si evidenziava in esso. La Campania, invece, ha avvolto il tutto nel solito mix di promesse e di ”balle”, lasciando i problemi irrisolti come al solito. In compenso, a ridosso del maxi-sversatoio, intere famiglie si sono ammalate di tumore. Il linfoma di Hodgkin, tra i più rari e aggressivi – nel mondo si contano circa 8mila casi all’anno – qui ha colpito 60 persone, come censito anche da alcune inchieste aperte dalla magistratura. A Pianura si continua a morire, ecco la testimonianza raccolta da RoadTv Italia.